Roma - «Oggi è una giornata importante per il governo», commenta Padoa-Schioppa al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il Dpef. «È vero: è proprio una bella giornata», gli fa eco Cesare Damiano.
Con il Documento di programmazione economica e finanziaria il governo disegna il profilo della finanza pubblica. Un profilo che indica come il deficit di quest’anno sarebbe stato - senza gli interventi del governo («e grazie al buon andamento delle entrate», precisa Tps) - al 2,1% del Pil, invece sarà al 2,5%. E quello del prossimo anno (che “tendenzialmente” si sarebbe fermato al 2,1%) salirà al 2,2%. «E senza manovra di correzione», precisa il ministro dell’Economia. Dopo pochi minuti, il collega del Lavoro fa una lista della spesa per il 2008 che - da sola - vale quasi 3 miliardi, fra risorse per ammortizzatori sociali (700 milioni), giovani (600), contratti decentrati (300) e aumento delle pensioni più basse (1,3 miliardi). E queste risorse come verranno raccolte? «Con la manovra, ma che non servirà per correggere il deficit», osserva il titolare dell’Economia.
Insomma, la Finanziaria del prossimo anno non conterrà una manovra per correggere l’andamento dei conti; ma per spendere: tasse in cambio di spesa. L’esatto contrario della lettera del Patto di stabilità europea. E a proposito di come la Commissione Ue accoglierà la scelta italiana di aumentare il deficit 2007, quando dovrebbe scendere annualmente di mezzo punto percentuale del Pil, Tps osserva: «Non mi aspetto un “dieci” dalla Commissione, ma non credo avrò l’insufficienza. Eppoi, gli scritti li ho fatti con il Dpef; devo ancora sostenere gli orali».
E non saranno facili. Per agevolarli, Tps presenta una forte riduzione del debito pubblico, che in soli 12 mesi scende di quasi due punti Pil, per portarsi al 105,1 del 2007 al 103,2 del 2008. Merito della crescita dell’avanzo primario, ma anche della privatizzazione del Poligrafico e delle Poste.
Ma all’elenco della spesa di Damiano bisognerà aggiungere quello che arriverà dai diversi ministri. Per questo Padoa-Schioppa invita tutti alla morigeratezza. Ma nel Dpef c’è l’indicazione che con la Finanziaria verrà attenuata l’Ici sulla prima casa a partire dal 2008 (i benefici, però, arriveranno solo nel 2009). Che introdurrà una dote fiscale per i figli. Che verrà confermato l’impegno a ridurre la pressione fiscale, prevista in calo dal 42,8% del Pil di quest’anno al 42,6 del prossimo.
Poi, quasi per colpa di un riflesso freudiano, il ministro dell’Economia ricorda che nel Dpef dello scorso anno era prevista la riforma delle pensioni, della pubblica amministrazione, della Sanità, degli enti locali. Nessuna delle quattro riforme ha visto la luce in 12 mesi. Insomma, c’è il rischio che nemmeno gli interventi tratteggiati in questo Dpef potrebbero vedere la luce, se avessero la stessa sorte di quello dello scorso anno.
Il Documento, però, ha un valore - al di là degli impegni programmatici - per la definizione degli andamenti macroeconomici. Dalle tabelle allegate emerge che il tasso di crescita dell’economia toccherà quest’anno il picco positivo (2%) per poi scendere gradualmente; che la domanda interna continua a trainare la ripresa; che il costo del lavoro subirà un’impennata il prossimo anno (dovrà essere finanziato il rinnovo del contratto degli statali), salendo del 3,5%.
Ma c’è anche una curiosità, a cui fa cenno Padoa-Schioppa nella conferenza stampa. «Se l’Italia attuasse in pieno l’Agenda di Lisbona, crescerebbe a tassi prossimi al 3%». L’agenda di Lisbona chiedeva espressamente la graduale eliminazione delle pensioni di anzianità. E le tabelle del Dpef indicano una graduale crescita del tasso di occupazione fra i 15 e i 64 anni, che passa dal 59% di quest’anno al 61,4% del 2011.
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