Troppe regole e fatte male sono un ostacolo per le imprese e la loro crescita: così il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, interviene nel dibattito sulla libertà imprenditoriale. La platea è quella degli industriali del Nord Est, «unarea cruciale - dice il governatore - per lintera economia italiana». Loccasione, il conferimento del master honoris causa in Business Administration alla Fondazione Cuoa: nella sua lectio magistralis, il governatore non cita direttamente la riforma esaminata ieri in consiglio dei ministri, ma il riferimento allo sforzo del governo per liberare da «lacci e lacciuoli» i potenziali imprenditori è chiaro. Un obiettivo sul quale Draghi appare daccordo: «Una regolamentazione eccessiva o di cattiva qualità per le imprese costituisce un fattore di ostacolo alla concorrenza e alla crescita economica», afferma. «Lindagine Doing Business della Banca mondiale - spiega poi Draghi - da alcuni anni quantifica gli oneri burocratici che le istituzioni nazionali pongono alle imprese. La maggior parte di questi indicatori mostra come non sia facile fare impresa in Italia: nel 2009, lItalia si poneva al 68esimo posto nella classifica mondiale».
Ma il problema non è solo leccesso di regole: secondo Draghi infatti un altro peso notevole che le aziende sono costrette a sopportare è quello del fisco. «Pesa sulla redditività delle imprese italiane - dice - un carico fiscale elevato nel confronto internazionale». Non solo: il governatore rileva poi come «la diffusione delleconomia sommersa aggrava il fardello della fiscalità per i contribuenti onesti. Nel Nord Est il peso delleconomia sommersa in rapporto al Pil, pur più contenuto rispetto alla media nazionale, è superiore - afferma - a quelli di Francia, Germania e Regno Unito».
Quanto alle strategie da adottare, la crisi «ha ribadito limportanza dellinnovazione - sostiene Draghi - Le aziende che avevano avviato processi di ristrutturazione e investito in ricerca e sviluppo già prima della crisi hanno retto meglio lurto; presentano oggi le prospettive migliori». «Dobbiamo concentrare i nostri sforzi - ha concluso quindi Draghi - sulla conoscenza, sulla crescita del capitale umano, anche collaborando con le università e i centri di ricerca. Dobbiamo favorire la crescita dimensionale delle imprese».
Senza dimenticare la parola chiave, competitività.
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