Draghi, l'idraulico che ripara l'euro

Oggi la Bce vara il piano di acquisto dei titoli di Stato che può "sturare" l'ingorgo causato dagli spread elevati

Nell’ingorgo dell’euro zona re­gna grande confusione. Non si sa se la Grecia rimarrà o no all’inter­no della moneta unica. In Spagna, i governi regionali e le banche lo­cali hanno più buchi di bilancio di un groviera. Nonostante i sacrifi­ci, così, lo spread sui titoli italiani, è rimasto alto, per il rischio di un contagio.
Il premier Monti vede una luce in fondo al tunnel della recessione, ma non si capisce sulla base di quali dati. Tuttavia una ventata di ottimismo ora viene dal fatto che c’è un idraulico a Francoforte,Ma­rio Draghi, pronto a sturare gli in­gorghi peggiori. Oggi la Bce discute le prime deci­sioni del piano che lui ha annun­ciato, il mese scorso. Ne ha diluito nel tempo l’esposizione per vede­re, ogni volta, le reazioni che avrebbe suscitato e provvedere conseguentemente a delucidazio­ni, ad alcuni ritocchi alla presenta­zione e anche agli attrezzi utilizza­ti. Nulla è certo, di tutto quel che ri­guarda l’Europa. Ma il progetto dell’idraulico di Francoforte, che è stato reso noto in questa manie­ra, è ormai chiaro.

La Bce dovrebbe intervenire sul mercato secondario del debito dei Paesi con spread eccessivo, per indurre i mercati a diminuire le speculazioni al ribasso. La ban­ca centrale non si impegna a man­tenere tali titoli a una quotazione predeterminata. Sarebbe un obiettivo molto difficile e rischio­so. Infatti è vero che la Bce dispo­ne di molti mezzi finanziari. Ma gli operatori che agiscono al ribas­so possono prendere il denaro a prestito a bassissimo tasso, dalle banche di cui fanno parte, senza sottostare ad alcuna limitazione: ciò perché non sono clienti, ma colleghi di chi presta i soldi. Per lo­ro non valgono i parametri di Basi­lea, non devono fornire garanzie sui prestiti o pagare penali sugli scoperti eccessivi perché usano il denaro della propria banca: che lo prende dai depositanti e può far­si prestare soldi dalla Banca cen­trale di riferimento, sia essa quel­la di Inghilterra o la Federal Reser­ve degli Usa.
Dunque la Bce opererà i propri ac­quisti, anche a sorpresa, senza mi­rare a un livello determinato dei tassi di interesse considerati ec­cessivi.

Non si pronuncia sui quantitativi di titoli che compre­rà. Per evitare di violare le regole che le vietano di sovvenzionare i governi, essa farà acquisti solo per gli Stati che si sono impegnati alle politiche di rigore, con la Comuni­tà europea, per raggiungere il pa­reggio di bilancio.
E comprerà solo titoli di breve du­rata, al massimo triennale. Non è chiaro se ciò vuol dire che compre­rà solo buoni trimestrali, seme­strali, annuali, biennali, triennali o anche titoli con durata legale maggiore, che hanno una vita resi­dua inferiore a tre anni, essendo stati emessi più di tre anni fa.L’ar­gomento che Draghi usa per giu­stificare l’acquisto di titoli che hanno una scadenza non troppo lunga è che l’intervento,in questo modo, ha natura temporanea. Se i governi non mettono i bilanci in regola, non potranno sperare nel rinnovo degli acquisti.

Formalmente Draghi ha le carte in regola con lo statuto della Bce e con il Trattato Europeo: la sua poli­tica di compera dosata di titoli pubblici serve per stabilizzare il mercato finanziario, cioè modera­re i tassi di interesse troppo eleva­ti. I tassi anormalmente alti non ri­guardano solo i titoli pubblici, ri­guardano anche i prestiti all’eco­nomia, dato il legame che si deter­mi­na fra il rendimento dei vari im­pieghi del denaro. Inoltre gli alti tassi sui debiti pubblici degli Stati dell’euro zona in difficoltà fanno supporre che essi possano diven­tare insolventi. E ciò fa si che le agenzie di rating, magari con pre­testi, degradino il merito di credi­to di quegli Stati a quello delle ban­che che ne possiedono il debito.

È contro questo ingorgo artificio­so, che Draghi ora intende impie­gare i suoi attrezzi. Ha il consenso della maggioranza del consiglio e del comitato direttivo di Bce. Per la Germania, ha contro il presiden­te della Bundesbank Jens Wied­mann. Ma è a suo favore il mem­bro tedesco dell’esecutivo della Bce e Angela Merkel nel discorso dell’altroieri a Monaco di Baviera gli ha dato un assist sostenendo che la speculazione internaziona­le sta attaccando ingiustamente l’euro, generando recessione. Avrebbe potuto dirlo prima.
L’idraulico è finalmente all’ope­ra.

Ma l’ingorgo che si è accumula­to nelle tubazioni e nei sifoni è molto grosso. E non sarà facile far rifluire il credito all'economia, in modo normale, fermo restando che per i governi (e le banche che ne chiedono l’aiuto)vale la regola di non gettare altra porcheria ne­gli scarichi.

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