Draghi vede «nuovi problemi» nell’orizzonte del dopo-crisi

RomaMaledetti economisti? Tutt’altro, afferma Mario Draghi. L’analisi economica, dice il governatore di Bankitalia, inaugurando la cinquantesima riunione della Società degli economisti, è cruciale per trovare le risposte giuste ai problemi che la crisi finanziaria ha lasciato ancora aperti.
Infatti, per Draghi «nuovi problemi sono all’orizzonte»: l’exit strategy dalle misure eccezionali di sostegno all’economia, il rientro da tendenze insostenibili per i debiti pubblici; come disegnare le nuove regole per il mercato finanziario e contenere il problema dell’azzardo morale («una delle più gravi eredità che questa crisi ci lascia per gli anni a venire», afferma). E ancora: come aumentare il potenziale di crescita e alleviare le sofferenze sul mercato del lavoro.
Di fronte a questi problemi, dice ancora il governatore, «la corretta analisi economica è più che mai necessaria per produrre proposte concrete e qualificate, che sono alla base di una politica economica efficace. Non credo che Keynes avesse previsto la grande depressione - aggiunge - ma nessuno per questo dubita del valore del suo lavoro».
La crisi che il mondo sta vivendo, dice ancora il governatore, ha prodotto danni ingenti e rischia di farne altri anche alla cultura in campo economico. A partire dai mesi scorsi, osserva Draghi, «si è aperta la caccia al colpevole, si sognano pogrom degli economisti, si è negata la valenza scientifica e l’utilità sociale della disciplina economica». Un riferimento evidente agli economisti visti dal ministro Giulio Tremonti come «maghi Otelma, che dovrebbero stare zitti per un anno o due. Nessuno di loro ha chiesto scusa, nessuno di loro ha detto: ho sbagliato», aggiungeva il ministro dell’Economia.
Draghi nega che, da parte degli economisti siano mancate le grida d’allarme alla vigilia della crisi. Gli allarmi sono stati «sottovalutati», il quadro del settore finanziario era opaco, carente di informazioni. Allo stesso tempo «non si è diffusa una vera consapevolezza dei rischi che si correvano, né presso coloro che avevano responsabilità politiche né, soprattutto negli Stati Uniti, fra i regolatori».
Tutto questo non significa che non si potesse fare meglio. Il governatore osserva che «la fiducia nella capacità del mercato di autoregolarsi si sia rivelata mal riposta». Soprattutto negli Usa, l’equazione «libero mercato uguale mercato senza regole» era divenuta patrimonio comune di molti politici e regolatori. E questo non è dipeso certamente dagli economisti.


Ora che «nuovi problemi sono all’orizzonte, l’analisi economica, allargata agli «eventi estremi», diventa ancora più necessaria. Debiti pubblici gonfiati, strategie d’uscita dagli aiuti all’economia, rilancio delle economie e lotta alla disoccupazione sono le nuove sfide per i governi, ma anche per gli economisti.

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