Droga importata dal Sud America in slip e reggiseni

Reggiseni e slip imbottiti di cocaina. Ventisei persone arrestate, sequestri per un milione di euro e una montagna di droga bloccata alla frontiera. I carabinieri, un mese fa, affermavano di aver smantellato una potente organizzazione criminale sul litorale. Vecchi padrini impegnati nel traffico in quantità da capogiro di cocaina e hashish.
All’alba di ieri un altro blitz: alle 5 in punto, fotoreporter al seguito, i militari hanno dato il via alla nuova operazione antidroga a Ostia. Nel mirino della Direzione distrettuale antimafia una «batteria» di delinquenti locali e stranieri e un secondo gruppo, più radicato, facente capo sempre a Carmine Fasciani. Se un tempo la droga veniva trasportata dalla Spagna nei camper utilizzati per le vacanze, come ricorda il superpentito Raoul Riva, ora viaggia nascosta nelle confezioni di latte in polvere o negli indumenti intimi dei corrieri. Gente, secondo gli inquirenti, abituata a prendere ordini dai fratelli Fasciani, famosi per le fughe spettacolari sotto il naso dei carabinieri accorsi per arrestarli. Accade durante l’irruzione nella villa bunker a Casalpalocco, quando il padrone di casa, per evitare la galera e sottoporsi a un trapianto in Germania, fugge attraverso la pineta di Castelfusano. Uomo d’onore dalle mille risorse «don» Carmine, sempre pronto a offrire una coppa di champagne agli agenti che si presentano in casa, disposto a tutto pur di riconquistare la libertà. Come due anni fa, quando dal carcere di Aversa viene mandato ai domiciliari grazie ai falsi certificati medici che uno psichiatra del policlinico Gemelli rilasciava in cambio di soldi a detenuti di rango come Fasciani o il boss di Pianura Giorgio Lago. È sempre il capoclan di Capistrello, nonostante la detenzione, a organizzare il business di droga inaugurando la nuova rotta dal Paraguay e dalla Colombia attraverso un piccolo aeroporto a 30 chilometri da Caracas, Maiquetia. È da qui che partono i grossi carichi destinati alla capitale. Per pagarli basta effettuare una semplice operazione di «money transfer» attraverso incensurati legati all’organizzazione. Un’indagine che prende il via ad Acilia nel 2007 con il sequestro di un chilo di coca trovato nel reggiseno di una colombiana. Fra i 26 arrestati, di cui 4 già in galera come lo stesso Carmine detenuto a Secondigliano, il tramite sudamericano con i produttori di coca, José Bernardino Tejo Lobos. Insomma 22 ordini di cattura eseguiti, sequestrato uno stabilimento balneare, lo stesso già confiscato a dicembre, ville e appartamenti e sigilli a un forno in via di Castelporziano da 300mila euro. Lunga storia quella di don Carmine, dalla provincia aquilana a Roma per aprire negozi, sale giochi, locali notturni tutti di copertura. La sua latitanza finisce il primo febbraio del 2000 quando gli uomini della Bka tedesca lo bloccano all’uscita di una banca di Soltau, in Bassa Sassonia. In tasca un miliardo di lire.

Secondo il rapporto della Dda inviato al Parlamento «elemento di spicco dell’omonima consorteria criminale insediata a Ostia». «Area esposta - sottolinea il procuratore Giancarlo Capaldo - alle infiltrazioni mafiose e al controllo del territorio della malavita».
yuri9206@libero.it

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