Ds contro Margherita: il Pd è come il Libano

Il caso Lusi fa riesplodere la guerriglia mai sopita tra le due correnti. Gli ex Botteghe oscure: "Che figura di m... mondiale". Bersani ride e abbraccia i suoi indagati, ma se scoppia il caos casca dalle nuvole

Ds contro Margherita:  il Pd è come il Libano

Roma - La metafora più realistica è quella offerta da Rolando Nannicini, parlamentare di lungo corso ex Ds e insuperabile decrittatore di bilanci: «Il Pd è come il governo del Libano».
Un partito diviso «tra maroniti (Dl) e hezbollah (Ds)», e «se non si decide entro il 2012 di fare anche la fusione dei bilanci, è chiaro che non può esistere alcun serio controllo politico sulle finanze dell’uno e dell’altro».

Il caso Lusi, prontamente espulso dal gruppo del Senato mentre il Pd prende le distanze e assicura che «Pd e Margherita sono soggetti del tutto distinti, politicamente, giuridicamente ed economicamente», è l’unico argomento che tiene banco, a Montecitorio: «Una figura di merda mondiale», sintetizza il deputato torinese Stefano Esposito. E tra «maroniti» e «hezbollah» riesplode la guerriglia mai sopita. A Montecitorio gli esponenti dei due tronconi di una fusione mai veramente compiuta si riconoscono a prima vista: gli ex margheritini sono imbarazzati, rabbuiati, tesi.

Gli ex Ds sono di ottimo umore: se la godono, memori dei fiumi di veleno che hanno dovuto ingoiare dai compagni di strada, dal caso Unipol al caso Penati. Assaporano la rivincita: «Volevano fare l’Opa su di noi, e invece ora va a finire che ce li compriamo con quattro soldi», sibila un dirigente laziale. «Cominciassero a guardare un po’ dentro al loro confessionale, dopo tante prediche fatte a noi dall’alto della loro moralità», infierisce Esposito. «E si ricordassero che Penati è solo indagato, mentre il loro è reo confesso: c’è una differenza, no?». Anche se Lusi, il reo confesso, a suo parere «non ha fatto tutto da solo: secondo me copre tanti altri».

Di questo si dicono convinti in molti, a mezza bocca: «Lusi - spiega un deputato Pd - probabilmente faceva il bancomat delle varie correnti Dl, pagando magari i manifesti a quello e il convegno a quell’altro e il telefonino a un altro ancora. Tenendo buoni tutti in modo di non essere messo in discussione». Foraggiamento di attività politiche, insomma, niente di scandaloso.

Se non per il contesto: la Margherita (come i Ds o An o Forza Italia) è un partito defunto e ufficialmente confluito dal 2008 nel Pd, ma tenuto in vita artificiale dal finanziamento pubblico, ricevuto fino a tutto il 2011. E diviso in un’accozzaglia di tribù diverse e spesso rivali: il gruppo di Franceschini e quello della Bindi, quelli di Fioroni e quelli di Marini, i lib-dem di Bianco e i lettiani. E poi i fuoriusciti: Rutelli, tecnicamente ancora presidente ma andato a fondare un altro partito; Carra e Lusetti approdati all’Udc.

Non si sono mai messi d’accordo su come spartirsi l’eredità, e la tenevano congelata lì a fruttare in attesa di capire ognuno il proprio futuro: il Pd sarebbe imploso o durato? La supremazia interna dei Ds avrebbe spinto fuori i cattolici? Il Terzo polo casiniano avrebbe consentito agli ex Dc di trovare una nuova casa? E dopo Monti come cambierà lo scenario? In questo caos dagli sbocchi incerti, chi governava la cassa diventava il dominus assoluto.

«Noi - assicura il franceschiniano Giacomelli - insistevamo per versare il finanziamento Dl nelle casse del Pd, sfidando i Ds a fare altrettanto.

Ora loro se la ridono, ma hanno poco da ridere, visto che gli hanno appena arrestato Lino Brentan (l’amministratore delegato dell’autostrada Padova-Venezia, ndr): era diessino, mica nostro». Quanto a Luigi Lusi, Giacomelli allarga le braccia: «Un caratteraccio, ma proprio per questo ci fidavamo tutti. E invece... e poi quella società chiamata Luigia! E che è, Fantozzi?».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica