Emanuela Fontana
da Roma
Non era solo colpa di Sergio Cofferati. A pochi giorni dalle crisi interne al centrosinistra per gli scontri sulla gestione governativa della città di Bologna le anime dellUnione, quella moderata e quella radicale, tornano ancora una volta a confrontarsi e a scontrarsi nei modi di interpretare le proteste di piazza e il dialogo con le opposizioni locali. Ieri i due «partiti» sono usciti definitivamente allo scoperto sul caso piemontese della Tav: Prc, Comunisti Italiani e Verdi hanno scritto una lettera-appello allUnione per difendere le ragioni dei contestatori della linea dalta velocità Torino-Lione. Una linea che invece per la Margherita e per i Ds si deve fare. La Quercia sottolinea anzi a scanso di equivoci «la più ferma condanna» di ogni forma «di intimidazione e violenza», in riferimento alle proteste più violente degli ultimi giorni.
Intanto si avvicina la data dello sciopero generale del 16 novembre in Val di Susa che ha spaccato anche i sindacati. Cgil Cisl e Uil non hanno aderito, ma lo hanno fatto i loro rappresentanti locali. Sul fronte politico, lappello della governatrice del Piemonte Mercedes Presso (Ds) a non partecipare al corteo anti-Tav è stato rispedito al mittente dai consiglieri (alleati) più vicini alle proteste: «Siamo esterrefatti - ha dichiarato il consigliere del Prc Juri Bossutto - di un invito che sembra non riconoscere il ruolo di rappresentanza, anche territoriale, dei consiglieri».
I tre partiti, Prc, Pdci e Verdi hanno quindi inviato una lettera aperta ai colleghi: «Noi crediamo - scrivono i tre capigruppo Alberto Deambrogio, Luca Robotti e Enrico Moriconi - che tutta lUnione si debba porre in un atteggiamento di attento ascolto verso chi chiede una riflessione profonda e critica sul progetto Tav».
Ieri è stata una giornata di riunioni all'interno dei partiti della coalizione di centrosinistra. Il presidente della Margherita Francesco Rutelli ha visto in mattinata i parlamentari piemontesi, e al termine i Dl hanno diffuso un comunicato i cui, pur chiedendo una commissione di esperti per valutare ripercussioni a salute e ambiente dellalta velocità, dichiarano che la Torino-Lione va costruita.
Lo stesso ha fatto Piero Fassino nel pomeriggio, convocando i rappresentanti della Quercia in Piemonte, tra i quali la governatrice Mercedes Bresso. La nota ricalca i concetti della Margherita: al termine della riunione è stata ribadita «l'importanza strategica, nazionale e internazionale, del Corridoio 5 (Lisbona Lione Torino Kiev), opera infrastrutturale alla quale lItalia non può rinunciare». Al contempo sono state «seriamente considerate le preoccupazioni» delle popolazioni della Val di Susa, che scaturiscono però «dalla legge obbiettivo imposta dallattuale maggioranza».
Chiedendo listituzione di un gruppo di esperti per valutare gli impatti ambientali dellopera, i Ds concludono scrivendo di impegnarsi «a costruire un dialogo con tutte le componenti della popolazione, ma sottolineano la più ferma condanna di ogni forma di violenza e di intimidazione». Una non-condivisione, in sostanza, di quella «logica anti-sviluppo di chi si oppone pragmaticamente» alla linea, chiarisce il deputato piemontese dei Ds, Alberto Nigra.
Ieri allincontro al Nazzareno, Rutelli ha convocato anche il presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta: «La Margherita - si legge nel comunicato di fine vertice - riconferma la necessità della Torino-Lione (tratto del collegamento Kiev-Lisbona) per lo sviluppo economico del Piemonte e dellintero Paese, evitando lisolamento della regione che, altrimenti, rimarrebbe esclusa dai grandi collegamenti internazionali». La Margherita chiede comunque che «le preoccupazioni» delle popolazioni «devono trovare risposta attraverso la costituzione di un pool di esperti di chiara fama internazionale». Il pool di esperti dovrà dunque svolgere un monitoraggio completo «a tutela della salute dei cittadini della valle».
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