Economia

Ducati, Minoli «chiude» agli asiatici

Pierluigi Bonora

da Milano

Mesi decisivi per il destino di Ducati. Dalle parole di Federico Minoli, presidente e amministratore delegato, sembra evidente che la partita per il controllo della casa motociclistica bolognese, salvo colpi di scena (l’offerta da mille e una notte di un colosso cinese), non dovrebbe avere come protagonisti gruppi asiatici che pure hanno manifestato il loro interesse. Sullo sfondo si delinea così un futuro italiano, scenario gradito a Minoli, con la possibilità che a rilevare il 33,15% di Ducati nelle mani del fondo Tpg sia un investitore del calibro di Andrea Bonomi (Investindustrial). Ci sarebbe poi la pista bolognese con Giorgio Seragnoli, attuale consigliere di amministrazione di Ducati Motor Holding, che fungerebbe da garante della tradizione emiliana dell’azienda. Le nuove voci sull’imminente passaggio di mano di Ducati, anticipate tempo fa dal Giornale, hanno fatto schizzare il titolo in Borsa: più 2,36 per cento.
Presidente Minoli, sono sempre numerosi quelli che bussano alla porta del fondo Tpg?
«Ci sono molti pretendenti, ma ancora nessuno sposo».
Andrea Bonomi resta in pole position?
«Ho letto di un suo interessamento, ma che i tempi sono lunghi».
Sarà un’estate calda o il futuro proprietario di Ducati si conoscerà solo alla fine dell’anno?
«Comincio ad avere qualche dubbio su una conclusione dell’operazione alla fine di dicembre. Avanzamenti significativi, infatti, non ne vedo. Spero per il bene dell’azienda che si giunga a una definizione entro dicembre».
Pone dicembre come limite?
«Ripeto, preferirei una soluzione entro dicembre».
Esiste il rischio che Ducati diventi una casa asiatica?
«Penso che cinesi, malesi e coreani non siano tecnicamente in grado di acquisire un’azienda quotata, almeno nel nostro settore. Si tratta di gruppi molto focalizzati sui propri mercati e con una scarsa dimestichezza verso le attività del mercato globale. Ci sono comunque fior di produttori che non hanno problemi a ingaggiare consulenti di livello».
In questa rosa inserisce anche i giapponesi?
«Non ho mai visto giapponesi acquisire marchi. Il loro campo d’azione ha riguardato acquisizioni di componentisti».
Il cerchio si stringe sempre più...
«Siamo arrivati all’Europa e all’Italia. Sono in tanti a ronzarci attorno».
Bmw, per esempio?
«Bmw potrebbe fare quello che vuole. Sapevo di loro avance con Aprilia. Con noi non ci sono stati abboccamenti».
Gruppi italiani interessati?
«Le case italiane hanno le loro gatte da pelare».
Com’è andato il primo semestre di Ducati?
«I dati saranno svelati presto. Posso solo dire che sono stati sei mesi difficili per due motivi: solo il quarto trimestre, con l’arrivo delle Sportclassic, ci darà una certa discontinuità rispetto al 2004; nel primo trimestre, poi, il mercato italiano è andato peggio del previsto, i segnali di ripresa sono recenti».
E gli Stati Uniti?
«Il mercato Usa è estremamente forte e il dollaro ci sta dando una mano. Ogni 0,1 di percentuale nel rapporto euro-dollaro significano, per noi, 400mila euro di profitti in più».
Minoli, infine, è stato nominato da poco presidente del gruppo costruttori di moto dell’Ancma.

Il fatto che abbia accettato l’incarico, potrebbe essere un segnale in direzione della continuità da lui auspicata anche dopo il cambio dell’azionista di riferimento.

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