Dudamel e la sinfonia «kolossal»

Dudamel e la sinfonia «kolossal»

Ora arriva lui, il riccioluto e giovane direttore d’orchestra venezuelano di cui il mondo parla: Gustavo Dudamel. Il pubblico romano lo conosce dall’estate del 2005, quando diresse la Nona di Beethoven e aveva solo 24 anni, fresco di vittoria al concorso di direzione d’orchestra, a Bamberg. Da allora, sono trascorsi solo tre anni, ma di cose belle, al giovane genietto della direzione d’orchestra ne sono successe tante. Innanzitutto non c’è grande istituzione musicale che non l’abbia avuto in cartellone, dalla Scala a Salisburgo, a Berlino, a Los Angeles. Ha trovato un’orchestra nel nord Europa che l’ha voluto immediatamente suo direttore stabile, la Goteborg Symphony (Svezia); e poi, ancor prima di insediarsi a Goteborg, la Los Angeles Philharmonic l'ha chiamato a succedere ad Esa Pekka-Salonen, come direttore stabile, a partire dal 2009. Al suo debutto sul podio di quell’orchestra, due anni fa, il Los Angeles Times scrisse che Dudamel faceva venire in mente il debutto di Bernstein con la New York Philharmonic, nel 1958. Insomma nei suoi confronti gli elogi si sprecano, gli incarichi fioccano e lui miete successo dopo successo e anche incarichi a josa. A leggere i giornali, quasi sempre entusiasti, ci sembra di rileggere - con rispetto parlando - quello che Schumann scrisse di Brahms, in uno storico articolo, quando gli predisse un radioso futuro da compositore sinfonico, egli che era fino a quel momento da tutti conosciuto solo come il grande pianista di Amburgo. Anche se sappiamo che il marketing e il business c’entrano nelle carriere dei musicisti più quotati di oggi, non c’è ombra di dubbio che Dudamel, pur con tutti i limiti dovuti all'ancor giovane età (nei recenti concerti alla Scala, con Mahler, qualche giornale li ha timidamente individuati nella sua incapacità a governare le grandi forme sinfoniche) è il vero «caso» della direzione d’orchestra di questi anni e, riguardo al futuro, merita di essere seguito con la necessaria e dovuta attenzione. Per il suo terzo appuntamento romano, Dudamel dirige Mahler, le cui sinfonie erano ultimamente latitanti nei concerti dell’Accademia, e ora dunque si ascoltano ancor più volentieri.

Ha scelto una delle sinfonie più impegnative e monumentali (la più lunga di tutto il repertorio sinfonico), la Terza, per mezzosoprano (Michelle DeYoung), coro femminile, coro di voci bianche e orchestra; in due parti, della durata di un’ora e mezza circa.
Auditorium. Sala Santa Cecilia. Oggi alle 18, lunedì alle 21 e martedì alle 19.30. Info: 06.8082058.

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