Medicina

Due diabetici a 7mila metri

Per un mese hanno mantenuto un perfetto equilibrio metabolico usando insulina e alimenti liofilizzati

Gianni Mozzo

Due alpinisti diabetici sono riusciti a scalare una montagna di settemila metri, il Pik Lenin, in Kirgisistan. Il terzo si è fermato prima, ma ha dimostrato attitudini non comuni. I nomi dei «vincitori» sono: Vittorio Casiraghi, 50 anni, di Renate (Milano) e Mauro Sormani, 30 anni, di Sormano (Como). Alpinisti entrambi, entrambi affetti da diabete di tipo 1, insulino-dipendente. L’impresa è stata resa possibile dal fondo «Diabete senza rete», che la Fondazione Medtronic Italia destina a coloro che, pur soffrendo di diabete di tipo 1, intendono realizzare grandi imprese sportive.
«Nessun ostacolo può fermare un soggetto diabetico che conosce bene la sua condizione e sa come curarsi» ha dichiarato Vittorio Casiraghi. «Noi abbiamo realizzato un progetto certamente ambizioso dopo tanti allenamenti e con grande senso di responsabilità. Siamo stati premiati perché abbiamo rispettato l’impegno di controllare ogni giorno il nostro livello glicemico. Siamo quindi convinti che anche altri potranno raggiungere i nostri risultati».
I due alpinisti raccontano così la fase finale dell’ascensione: «Più salivamo, più il vento era freddo e violento. Al campo 3, dopo una notte di bufera, attacchiamo una ripida parete. Quando raggiungiamo una quota di 6.800 metri ci troviamo davanti a un pendio di blocchi e di pietrisco. Allacciamo gli sci con grande determinazione e, con un po’ di fortuna, raggiungiamo la vetta».
Vittorio Casiraghi ha scoperto di essere diabetico nel 1991. Questo evento non lo ha scoraggiato né lo ha costretto a rinunciare alle sue passioni; in primo piano c’era e c’è l’alpinismo. Ha scalato i più noti picchi dolomitici e lo sperone Walker sul massiccio del Monte Bianco. Si è «arrampicato» anche in Patagonia. La quota più alta l’ha raggiunta però sul Pik Lenin a settemila metri («mi sembrava di avere le ali»).
Mauro Sormani, artigiano, si considera un atleta. Da molti anni pratica lo sci di fondo e il ciclismo agonistico: con la sua bicicletta da corsa è capace di percorrere mille chilometri in sei giorni. Da due anni fa anche lo scalatore. Ha scoperto di essere diabetico (tipo 1) nel 1985. Non ha però rinunciato alla sua attività sportiva. Se Casiraghi si cura con le iniezioni di insulina (quattro al giorno), Sormani utilizza, da oltre tre anni, un microinfusore di insulina che gli permette di ottenere equilibrio, fondamentale per l’esercizio degli sport.
Nel corso della loro impresa, Casiraghi e Sormani si sono alimentati con carne bollita o stufata, grano saraceno, pomodori, angurie. Salendo verso i 4.5 mila metri hanno utilizzato piatti pronti liofilizzati, formaggio grana, affettati. Nella dotazione personale c’erano anche marmellate, biscotti, datteri, fichi secchi.

«Speriamo - dicono Casiraghi e Sormani - che la nostra impresa rassicuri tutti i diabetici e li convinca a raggiungere un ottimo equilibrio metabolico, da cui partire per grandi imprese».

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