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Due teneroni che ci han fatto male

P remessa indispensabile a questo mio esordio giornalistico nel mondo sacro del pallone: sono accanita, ma sportiva, tifosa del Milan e della Nazionale, sono donna (per questo coinvolta sull'argomento) e godo, nonostante l'età che avanza, di ottima memoria. Avrei preferito dovermi esprimere sui miei idoli Pirlo e Nesta, uomini fascinosi e riservati, poche parole e tanti fatti, devo invece farlo su David Trezeguet e Zlatan Ibrahimovic, che sono per me anzitutto uno juventino e un interista, quindi avversari del mio Milan. Ma sono anche il francese e lo svedese che causarono la sconfitta dell'Italia alle ultime due edizioni dei campionati europei, il primo con il golden gol nella finale del 2000, il secondo con un colpo di c... lasse, di quelli da una volta e mai più nella vita (in realtà a lui riescono spesso) nel 2004.
Premesso tutto ciò, confesso di ammirare entrambi, perché sono due campioni e perché, in quanto tali, hanno un certo fascino. Ibra ha i modi di fare dell'artista pieno di talento e a volte un po' svogliato che si sente sempre diverso (leggi migliore) degli altri. Sembra molto sicuro di sé, ma sotto sotto deve essere un tenerone dolce, quindi un uomo interessante. Trezeguet mi sembra invece un tipo orgoglioso e superdeterminato, per questo capace di superare ogni difficoltà, come quelle con la sua nazionale agli ultimi Mondiali, dove fu spesso lasciato in panchina e poi, nel momento cruciale, sbagliò il suo rigore nella finale contro l'Italia. In quell'attimo - di esultanza lo ammetto - mi fece tenerezza: mi immaginai la sua delusione e, da ex atleta nonché da mamma di miniatleti, capii subito quanto quella sconfitta potesse fargli male.

Ma vincere e perdere fa parte del gioco, oggi a me domani a te, a patto di non mollare mai, da veri uomini.

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