È critica lOpera nomadi, con le istituzioni ma anche con le associazioni di volontariato che hanno aderito al piano di Comune e ministero. Il primo dubbio è di ordine quantitativo: «Lautonomia abitativa di cui si parla - dice Maurizio Pagani, presidente dellOpera nomadi di Milano - coinvolge un centinaio di persone, ma le altre mille che fine fanno? Qui tutti aderiscono allidea che i campi debbano essere chiusi, noi diciamo che ci sono campi e campi, che non necessariamente equivalgono a un luogo do segregazione».
Anche sul progetto di assegnazione degli alloggi, Pagani è critico: «Noi il piano del ministero non labbiamo sposato, ma poteva essere serio e condivisibile se allesito di un percorso di accompagnamento, avesse portato alla titolarità di un certo numero di appartamenti da parte delle famiglie, non allospitalità delle associazioni». Su queste il giudizio è duro: «Un conto è Tettamanzi, un conto sono le associazioni, cattoliche o di sinistra, che sono interessate a tenere in piedi una baracca economica».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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