E 5 anni dopo Abramovich colpisce ancora

Ha già speso 687 milioni per il Chelsea, ha sbancato il mercato e vinto 2 titoli. Ma per la Champions è pronto a nuove follie

da Londra

In principio fu Roman Abramovich. Lungimirante non meno che taciturno, è stato il magnate russo il primo milionario straniero ad intravedere l'immenso potenziale economico-mediatico nascosto nei club inglesi. Il suo sbarco in Premiership - era il primo luglio 2003 quando con un assegno di 175,2 milioni di euro liquidava il vecchio presidente Ken Bates - è risultato fragoroso, rivoluzionario, decisivo. Non solo per il suo Chelsea, che nell'ultimo quinquennio ha vinto come mai in oltre 100 anni di storia, ma per tutto il football inglese. Mai più uguale. Dalla nascita della ricchissima Premier League, ormai 16 anni fa, il fatturato del calcio di Sua Maestà ha subito un'impennata straordinaria. Basti pensare ai soli diritti tv: il primo contratto con Sky (1992) fruttò alle casse della nuova lega all'incirca 250 milioni di sterline. L'ultimo accordo, sottoscritto per il triennio 2007-2010, vale poco meno di due miliardi. Una miniera d'oro che ha convinto Abramovich a sbarcare allo Stamford Bridge. E dopo di lui molti altri.
Nell'ultima stagione erano dieci i club della massima serie controllati da capitali d'Oltremanica (compresi Manchester United e Liverpool). Negli anni '90 il football britannico importava calciatori, oggi presidenti, accolti tra scetticismo e speranza. Come nel caso di Abramovich, presentatosi ai tifosi con 11 nuovi giocatori pagati 163,4 milioni di euro. Era l'estate 2003. Allo Stamford Bridge arrivano tra gli altri Sebastian Veron, Hernan Crespo e Adrian Mutu, ma Claudio Ranieri non vince nulla e a fine anno riceve il benservito (e una liquidazoine di 13 milioni di euro). Abramovich punta sullo «Special One», José Mourinho, per primeggiare. Una scelta azzeccata: 12 mesi più tardi il Chelsea vince il campionato dopo 50 anni di attesa. E l'anno successivo concede il bis. A Londra arrivano Drogba e Cech (2004), Essien (2005), ma soprattutto Andriy Shevchenko (2006), ammirato da Abramovich non meno che osteggiato dal portoghese. È l'inizio della fine dell'idillio tra i due. A fine anno Mourinho salva la panchina grazie alla vittoria in extremis in Coppa d'Inghilterra, ma i rapporti si sono deteriorati. Sheva non gioca e si lamenta, Mourinho non manca di punzecchiarlo anche in pubblico. Abramovich prima cerca l'impossibile mediazione, quindi scarica l'allenatore con 26 milioni di euro.
A settembre arriva sulla panchina dei Blues lo sconosciuto Avram Grant, la cui unica referenza è la stretta amicizia con Abramovich. Il Chelsea chiude senza trofei la stagione e anche il tecnico israeliano fa le valigie. Neppure la finale di Champions persa solo per uno sciagurato rigore calciato alle stelle da John Terry lo salva. Dopo aver sborsato 687,6 milioni di euro le aspettative di Abramovich (che proprio ieri si è dimesso da governatore della Ciukotka) non possono che essere sintonizzate su un unico risultato: vincere. In Inghilterra, ma soprattutto in Europa. Ora si è affidato al navigato Luiz Felipe Scolari che promette di ricostruire dalle fondamenta la squadra. Via i senatori, largo a giocatori di fiducia.

Come il portoghese Jose Bosingwa (dal Porto 20,2 milioni) e il brasiliano Deco (dal Barcellona, 10,3). All'orizzonte altri colpi, forse anche Ronaldinho. Probabilmente non rendono felici, ma di certo i soldi aiutano a vincere trofei.

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