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E Almunia presenta il conto «Basta parole, ora riforme»

Montalcini, Scalfaro, Colombo e Ciampi sostengono l’Unione. La discussione sul Ponte di Messina blocca i lavori per un’ora

Gian Maria De Francesco

da Roma

«L’esperienza degli ultimi otto anni dimostra che molti Paesi dell’area dell’euro non si sono ancora pienamente adattati alla vita nell’unione monetaria, con una singola politica monetaria e una sola moneta». Il commissario Ue agli Affari economici, Joaquín Almunia, ieri è tornato ad attaccare gli anelli deboli del circolo di Eurolandia, Italia in primis.
«Certe economie come la Spagna - ha aggiunto - hanno utilizzato il ribasso dei tassi di interesse per apportare miglioramenti ai loro bilanci. Altri Paesi, come l’Italia, non hanno colto appieno l’opportunità». Sempre ieri la Commissione Ue ha ribadito che le differenze tra tassi di crescita (quella italiana si è mantenuta poco sopra l’1% dal 1999) e di inflazione (oltre il 2%) collocano il nostro Paese agli ultimi posti nell’area euro.
«È l’ora di agire. Bisogna fare di più ed essere pronti ad adottare decisioni adeguate, a partire dalle riforme strutturali sulle quali bisogna passare dalle parole ai fatti e ottenere risultati concreti», ha sottolineato Almunia. Il commissario non ha fatto altro che ripetere quanto già dichiarato lo scorso 6 novembre allorché la Finanziaria di Prodi e Padoa-Schioppa ricevette il via libera con riserva da parte di Bruxelles: l’Italia deve avviare un percorso riformista «in modo da creare i necessari margini di manovra per far fronte alla prossima crisi economica».
Anche il catalogo delle proposte non è nuovo: revisione della qualità della spesa pubblica per incrementare quella in ricerca e sviluppo, apertura dei mercati, liberalizzazioni e, ultimo ma non meno importante, retribuzioni legate alla produttività. Potrebbe sembrare un programma per la cosiddetta «fase 2» del governo Prodi. Ma vista la frammentazione della maggioranza appare molto difficile che la sinistra radicale possa lontanamente recepire qualsiasi accenno a rivedere le politiche di spesa. Tanto è vero che ieri dalle colonne della Stampa il segretario del Prc, Franco Giordano, ricordava in un’intervista che «l’Unione ha forza solo nella collegialità» per ricordare quanto possano essere nocive eventuali fughe in avanti di stampo decisionista da parte di Padoa-Schioppa e di Bersani.
La sortita di Almunia, tuttavia, non è da interpretarsi come una bacchettata al governo Prodi che della Commissione è stato presidente. Al contrario, l’economista spagnolo ha cercato di «tirare la volata» al Professore. In Italia, ha spiegato il commissario, «insieme a una perdita di competitività non si è prodotta una politica fiscale in grado di promuovere un’adeguata crescita. E solo ora si comincia a recuperare». Si tratta, infatti, dello stesso Almunia che due settimane orsono ha certificato che la Finanziaria avrebbe riportato sotto il 3%, al 2,9%, il rapporto deficit/pil dell’Italia nel 2007. Insomma, dicono a Bruxelles, l’Italia si sta rimettendo in carreggiata ma purtroppo sconta un pesante fardello che deriva dal passato. Non è uno spot per l’Unione, ma, in fondo, tra euroburocrati ci si capisce e ci si aiuta.


Anche per questo motivo Almunia ha messo in rilievo il fatto che «le politiche nazionali sono di interesse comune e vanno discusse insieme a tutti» chiedendo che l’Eurogruppo (in particolare l’Ecofin) «assuma un carattere istituzionale». Ma Padoa-Schioppa sarebbe disposto a farsi commissariare pure da Bruxelles?

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