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E anche sul «patto etico» la sinistra riesce a spaccarsi

Di Pietro lo propone, Cento lo boccia: «Rendite, serve la Tobin tax». E gli uomini del Professore parlano di Iri2

E anche sul «patto etico» la sinistra riesce a spaccarsi

da Roma

In principio fu Arturo Parisi. Poi toccò a Clemente Mastella e Fausto Bertinotti attaccare i propri alleati. A quel punto Piero Fassino replicò, attaccando a sua volta chiunque pensasse di mettere i Ds sotto accusa. E anche Antonio Di Pietro e Gianfranco Caselli dissero la loro, attaccando la destra ma anche la sinistra per aver archiviato la lotta alla mafia con un omissis politico. Sullo sfondo la fioritura di messaggi trasversali, di avvertimenti interni all’Unione sullo spinoso tema della commistione tra affari e politica venuta alla luce nella scalata Unipol a Bnl. Senza dimenticare le polemiche dei «pompieri», ovvero di coloro che per zittire i polemisti e condannare «l’uso immorale della questione morale» finiscono per fare autogol e gridare più forte degli incendiari stessi, regalando altra confusione sotto il cielo dei Ds, della Margherita, dei Verdi e dell’Udeur.
È davvero un’estate calda e dai toni surreali quella della coalizione di centrosinistra. Un inizio agosto in cui il caos regna sovrano e le dichiarazioni partono da una sede all’altra di partito come freccette acuminate in un pub inglese nell’ora di chiusura. Unica certezza: il vento, il fragore e il fuoco che tuttora accompagnano la bufera scatenata dalle parole del prodiano Arturo Parisi, deciso nell’attaccare la Quercia sulla cosiddetta «nuova questione morale». Un calcione ben assestato negli stinchi dell’alleato diessino che certo non è passato inosservato dalle parti del Botteghino. Come se non bastasse agli insulti si accompagna forse qualcosa di peggio: il tentativo scomposto e pirotecnico di raddrizzare il legno storto del malcostume politico a colpi di proposte in libertà. Il catalogo è ampio. C’è chi, come Antonio Di Pietro, propone un «patto etico tra le forze del centrosinistra». Oppure chi, come Pierluigi Mantini, esponente del direttivo della Margherita, auspica la creazione di una «Iri2, guidata da Prodi, che realizzi la privatizzazione a scopo sociale delle aziende pubbliche non strategiche, d’intesa con le amministrazioni locali». Il vero campione della «proposta morale» è, però, l’inesauribile Alfonso Pecoraro Scanio. Il presidente dei Verdi, nel corso di un suo tour politico-velistico, chiede di approvare «subito una legge per confiscare beni a politici e funzionari pubblici di cui non si sappia giustificare la provenienza». Non manca il contributo di Paolo Cento, coordinatore politico dei Verdi, che ha un’altra freccia al suo arco: la Tobin Tax, la tassa ideata nel 1972 dall’economista James Tobin per lottare contro la speculazione finanziaria internazionale. «Piuttosto che discutere di codici etici, l’Unione faccia propria la proposta della Tobin Tax» dice il parlamentare. «I codici etici non sono sufficienti a ristabilire il corretto rapporto tra politica e finanza: non servono polemiche nel centrosinistra né moralismi nei confronti dei Ds ma scelte coraggiose e concrete come una tassa aggiuntiva sulle transazioni finanziarie e speculative». La chiosa finale è dettata da un osservatore esterno, l’azzurro Osvaldo Napoli. «La questione morale, brandita dalla sinistra per almeno vent’anni, è esplosa come succede a quei kamikaze palestinesi che non fanno in tempo a farsi esplodere in un bar israeliano e finiscono vittime della loro stessa pulsione omicida. La sinistra - continua - è vittima dei suoi riflessi condizionati.

Infatti non è stato D’Alema a difendere il diritto dell’Unipol a scalare la Bnl ma ad attaccare Fazio per non aver dato mano libera ad Abn-Ambro? E ancora: perché buono sarebbe De Benedetti, che ha lucrato 3 milioni e 800mila euro in veloci operazioni di trading su CdB usando il nome di Berlusconi (qualcosa di buono la fa anche Berlusconi, caro Ingegnere!) e cattivi sarebbero Ricucci & company perché vogliono comprare la merce che è sul mercato, si tratti del Corriere della Sera o di Antonveneta? Lo spettacolo cui assistiamo questi giorni nell’Unione è a dir poco lunare».

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