E gli artigiani scendono in piazza

Tre proteste a Monza, Roma e Milano "contro la pressione fiscale"

da Roma

«Una ribellione? No, nessuna rivolta, noi vogliamo solo trattare - dice Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio - non siamo contrari a priori alla modifica degli studi di settore, però vogliamo che qualsiasi intervento venga affrontato in uno spirito di collaborazione e non di imposizione inquisitoria». Parole concilianti, ma la base scalpita: i nuovi criteri di accertamento presuntivo, sostengono i lavoratori autonomi, sono ingiusti.
Nel Veneto è già partita una raccolta di firme contro le misure dal governo. E in Lombardia gli artigiani si preparano a una mobilitazione generale. Una protesta in tre tappe: domani a Monza, giovedì a Roma e il 19 giugno a Milano gli artigiani milanesi promuoveranno delle manifestazioni di vario genere per, come si legge in una nota, «contrastare il forte aumento della pressione fiscale indotto dall’applicazione dei nuovi studi di settore». A lanciare questa iniziativa è l’Apa-Confartigianato, associazione che soltanto nell’area di Milano, Monza e Brianza rappresenta migliaia di artigiani e piccoli imprenditori. Così, per dare un forte e chiaro segnale di dissenso sono state organizzate due assemblee provinciali, a Monza martedì 12 giugno e a Milano il 19 giugno.
«Un’attività - affermano Dario Visconti e Guido Cesati, presidente e segretario generale di Apa-Confartigianato di Milano - che si integra con l’assemblea annuale di Confartigianato in programma il 14 giugno a Roma, alla quale parteciperà anche una nutrita delegazione milanese e brianzola. Il motivo della protesta - proseguono Visconti e Cesati- sta nel notevole innalzamento dell’ammontare dei ricavi richiesti per risultare allineati ai nuovi indici di normalità economica messi a punto dal ministero delle Finanze e applicati già a partire dalle dichiarazioni dei redditi per l’anno 2006».
Se le nuove tabelle verranno applicate, gli autonomi saranno costretti a lavorare più o meno in perdita. «Dai primi calcoli - concludono Visconti e Cesati - ci vengono richieste diverse migliaia di euro in più rispetto agli anni scorsi, a parità di costi e di dati strutturali. Su un campione interprovinciale di circa 5mila imprese artigiane si è rilevato che le stesse dovrebbero incrementare i propri ricavi, per risultare congrue, dal 18% al 48% rispetto allo scorso anno».
Tensione alta quindi su un tema che vede contrapposti autonomi e sindacati.

E mentre Guglielmo Epifani chiede che «il governo non accontenti che alza la voce», Raffaele Bonanni propone un’alleanza tra contribuenti virtuosi: «Credo sia nelle buone ragioni dei commercianti che versano il dovuto che in quelle dei lavoratori dipendenti che pagano le tasse. Il governo deve trovare una soluzione».

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