Il popolo leghista fa quadrato attorno ai suoi colonnelli e rincara la dose contro il cardinale Dionigi Tettamanzi: «Certo che è comunista. Anzi, comunista è dir poco». I tentativi del capogruppo milanese Matteo Salvini di rimediare agli attacchi sferzati da Castelli e Calderoli verso l’arcivescovo milanese finiscono nel vuoto. «Gli porterò un panettone in segno di amicizia» aveva parato il colpo Salvini, diplomatico. Ma i militanti insorgono: «Panettone? A Tettamanzi andrebbe regalato solo un bel gruppetto di rom. Che se li porti a casa sua».
Gli animi sono infuocati: «Il cardinale parli di chiesa, di spiritualità, ma non si metta a fare politica - sbotta Sandra, leghista da 20 anni -. Pensi prima ai poveri italiani e poi a quelli stranieri». L’accoglienza verso i nomadi cacciati dai campi abusivi e la tolleranza verso gli islamici non piacciono ai leghisti che, in un solo giorno, hanno raccolto tremila firme contro la mosche a Milano al gazebo di piazza Cordusio. «Guardi quanti fogli, sono fitti di firme, fronte e retro». Una leghista, da dietro il banco dello stand anti-moschea, sventola un plico di carta, rilegato con un elastico giallo. Sandra, agguerritissima, lancia anche una proposta provocatoria al Comune di Milano: «Anziché dare l’Ambrogino all’imam di via Padova, lo diano a noi milanesi che paghiamo le tasse anche ora che non arriviamo alla fine del mese».
Vanni milita nel Carroccio dall’89 e si chiede se Tettamanzi conosca o meno i dieci comandamenti: «Sa che un comandamento dice “non avrai altro Dio all’infuori di me“? A me non sembra proprio» riferendosi alla sua apertura all’Islam. Qualcuno usa parole un po’ troppo colorite e Giuseppe, leghista fino all’osso del collo, chiede quasi scusa per i termini sferzati dai compagni verdi: «Noi del Carroccio siamo sempre molto diretti. Però Tettamanzi sbaglia. Voglio vedere quando gli islamici gli occuperanno il Duomo cosa farà». «Rallentiamo gli ingressi degli extracomunitari - aggiunge Giovanni -. I soldi non bastano per noi. Prima risolviamo la situazione dei lavoratori italiani».
E poi interviene Gaetano, 54 anni, raccontando la sua storia. Due anni fa ha dovuto chiudere l’attività ed ora si arrangia come può per guadagnare qualcosa: «A me chi ci pensa? - critica -. La Chiesa a Milano non è mai stata con i milanesi. Sembra che aiuti più gli stranieri anziché noi lombardi in difficoltà. Non parla di noi, parla solo di rom e di stranieri». Qualcuno, in coda al gazebo per firmare, tira in mezzo anche don Gino Rigoldi e lo accusa di «difendere più i delinquenti dei cittadini italiani e onesti che pagano le tasse».
Ora che agli anziani la pensione non basta per coprire tutte le spese del mese, i seguaci di Bossi non vogliono sentire ragioni: l’accoglienza va bene solo se prima si pensa alle difficoltà degli italiani.
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