E per la Bce è la conferma che non c’è stagnazione

CONTRASTO Pammolli (Cerm): «Dato che non si spiega, visto che i prezzi alla produzione continuano a scendere»

Alla Banca centrale europea, le tensioni d’agosto sui prezzi in alcuni Paesi dell’area euro - l’Italia, ma anche la Germania - non sono viste con eccessiva preoccupazione. «Si tratta di cifre appena più alte del previsto, che per il momento confermano una sola cosa: lo scenario deflazionistico non c’è, come avevamo detto», spiegano fonti dell’Eurotower. Gli aumenti delle quotazioni del petrolio, intorno ai 70 dollari al barile, per il momento non dovrebbero trasmettersi sull’inflazione. Giovedì il Consiglio della Bce esaminerà gli ultimi dati macroeconomici, e non dovrebbe modificare i tassi d’interesse, che restano così ai minimi storici. Lo stesso avverrà negli Usa: tassi zero, anche se l’inflazione è vista in aumento, forse più che in Europa (secondo uno studio dei consumatori Usa del 2,8% l’anno per cinque anni).
Ma come si spiega l’incremento dello 0,4% in Italia in un solo mese, da luglio ad agosto? Per Fabio Pammolli, direttore del Cerm, è ardito parlare di un effetto indotto dalla ripresa. Spiega l’economista: «In luglio i prezzi alla produzione sono diminuiti dello 0,4% su base mensile e del 7,5% su base annuale, mentre i prezzi al consumo riprendono a crescere: è un contrasto troppo evidente per non essere notato». Insomma, secondo Pammolli, il rialzo dei prezzi al consumo è troppo anticipato rispetto ai tempi della ripresa economica; così il direttore del Cerm punta l’indice sulla scarsa concorrenza nel mercato, «in particolare nella distribuzione al dettaglio». Anche la stagione estiva - con la concentrazione delle vacanze proprio nel mese di agosto - ha le sue responsabilità: non appare casuale che l’aumento dei prezzi per «cultura e tempo libero» e per alberghi e ristoranti sia secondo solo ai rincari nei trasporti, legati al prezzo dei carburanti.
Secondo l’ufficio studi della Confcommercio, il dato sui prezzi di agosto riflette essenzialmente il rincaro della benzina e del gasolio, anche perché stanno diminuendo alcuni prezzi del comparto alimentare, come quello della pasta (che fino all’anno scorso aveva però fatto segnare aumenti abnormi). Bisogna dunque stare attenti, aggiunge la Confcommercio, visto che le vendite al dettaglio continuano a diminuire, anche se in misura minore rispetto ai mesi scorsi. Anche l’altra organizzazione del commercio, la Confesercenti, vede con maggiore preoccupazione il calo delle vendite piuttosto che il rialzo dei prezzi.
«Ora il rischio - spiega Pammolli - è che il rialzo dei prezzi schiacci il potere d’acquisto delle famiglie, indebolendo i tentativi di ripresa».

Insomma, la famiglia italiana tradizionalmente molto attenta all’evoluzione dei prezzi, potrebbe essere tentata di mantenere un profilo di bassi consumi anche in autunno. Eppure, se confrontati con un passato neppure troppo lontano, livelli d’inflazione come gli attuali (+0,2% in ragione d’anno) fanno sorridere. L’inflazione, concludono a Intesa-Sanpaolo, quest’anno non supererà l’1%.

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