«Mi spiace ma Cécilia non sta tanto bene. Grazie per averci invitato al pic nic, sarà per unaltra volta...». Dovevano incontrarsi allaperto, come una famiglia qualsiasi, hot dog, hamburger, patatine fritte, un po di musica, qualche pettegolezzo sui vicini. Invece Cécilia Sarkozy al barbecue con George Bush e signora alla residenza estiva di Kennebunkport, nel Maine, ci ha mandato solo il marito Nicolas. Lei e i bambini sono rimasti a casa, o meglio nella lussuosa villa del New Hampshire, a 80 chilometri da Kennebunkport, che il finanziere francese di origini italiane Franco Agostinelli ha messo loro a disposizione a 23mila euro la settimana. Cecilia ha comunque voluto scusarsi personalmente con Laura, le ha telefonato, perdonami cara, ma sono proprio a terra, sorrisi, bacini, ci vediamo presto. Ma cè da dire che non è la prima volta che succede: madame non si è presentata né al pranzo per le mogli dei capi di Stato che il marito di Angela Merkel aveva organizzato da bravo omino di casa, né alla festa elettorale del marito. Non era al seggio, anzi non ha proprio votato, non era al quartier generale, non era basta. «Non mi vedo molto first lady» aveva singhiozzato. Non lhanno vista neanche i Bush.
Sarko invece ha gradito. È arrivato in jeans, giacchetta e sorriso alla Belmondo: «Cécilia ha mal di gola...». E poi strizzando locchio: «Colpa mia: sono stato io a passarle linfluenza...». Fresco come una rosa nonostante fosse appena arrivato dai funerali parigini del cardinale Jean-Marie Lustiger. Peccato dicono a Washington. La prima volta dei Sarkozy negli Usa non poteva cominciare peggio. Pensare che linvito di un capo di Stato a Walkers Point è evento piuttosto raro, solo Putin finora è stato qui. Lincontro è servito per fare amicizia con il clan Bush: cera babbo George senior, la moglie Barbara, le gemelle Barbara e Jenna, il fratello Jeb, la sorella Doro Koch. Ma sè parlato anche di politica. Il portavoce della Casa Bianca Tony Snow ha spiegato: «Non è un summit e non cè alcun ordine del giorno: lordine del giorno è soltanto venite a trovarci».
Ma George ha voluto lo stesso dire un paio di cosine: «È stato un colloquio intimo e sincero. In passato abbiamo avuto divergenze, specie sullIrak, ma sono 250 anni che Francia e Usa sono amici».
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