da Milano
I Btp, Buoni poliennali del Tesoro, sono titoli di Stato a reddito fisso e lunga scadenza (fino a 30 anni) e questa caratteristica li rende allo stesso tempo più remunerativi e un po' più «rischiosi» dei Bot. Sono adatti a chi ha un profilo di rischio leggermente più alto, o un orizzonte temporale di lungo periodo.
Attualmente i Btp decennali offrono un rendimento netto vicino al 4%. Beninteso, quando si parla di rischio superiore, non si parla di affidabilità dell'emittente, che è sempre lo Stato italiano, ma di quello relativo all'oscillazione del prezzo, che non interessa però chi tiene i titoli fino al momento del rimborso. Il valore di un titolo a lunga scadenza, infatti, subisce variazioni all'insù o all'ingiù in conseguenza di diversi fattori. In primo luogo l'andamento dei tassi. Se i tassi salgono il loro valore scende (a causa, in sostanza, dei migliori rendimenti dei nuovi titoli che vengono messi sul mercato), mentre, al contrario, se i tassi scendono il loro valore sale. Ma proprio questa caratteristica, nella congiuntura attuale li rende particolarmente attraenti. Spiega Tiziano Bregagnollo, responsabile del private banking della Banca Akros (gruppo Bpm) ed esperto di reddito fisso: «Il petrolio è in discesa e l'economia in forte rallentamento, è quindi possibile che l'inflazione rientri, a livelli molto inferiori a quelli attuali. In questo caso anche i tassi a breve si ridurranno e acquisteranno maggior valore i titoli di Stato a tasso fisso».
Per Bregagnollo, comunque, la prudenza consiglia di investire in Btp a scadenze medie, diciamo non più di cinque anni.
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