E la Cina manda in carcere chi impreca allo stadio

Prima hanno costretto i commercianti a sorridere ai clienti. Ora vogliono togliere il «sacrosanto» diritto di dire parolacce allo stadio. In Cina, a un anno dalle Olimpiadi, ilregime sta facendo di tutto pur di educare il pubblico. E per cercare di limitare la maleducazione sugli spalti è andato addirittura sulla punizione più pesante: la polizia cinese è pronta ad arrestare i tifosi che non modereranno il linguaggio.
Accade ormai da un mesetto, quando allo stadio Fengtai di Pechino, è arrivato il il Barcellona per affrontare la formazione locale del Guo'an in un'amichevole. Ad un anno dalle Olimpiadi, la capitale cinese vuole dimostrare che la popolazione è in grado di tenere un comportamento irreprensibile, dentro e fuori gli impianti sportivi. Le partite di quest’anno sono un esame: chi sbaglia, paga. Meglio non insultare un giocatore che sbaglia uno stop, preferibile non deridere il portiere in caso di papera. Da evitare, poi, ogni atteggiamento da capo ultrà. Il portavoce della polizia, parlando all'agenzia Xinhua, è stato categorico: «I tifosi che cominceranno a insultare o che proveranno ad incitare la folla durante la partita verranno espulsi dallo stadio. Potranno essere anche arrestati e rischiano di non poter accedere a manifestazioni sportive per 12 mesi». Chi si comporta male in questi mesi, quindi, può anche rassegnarsi a guardare solo in tv i Giochi Olimpici al via l'8 agosto 2008. «È fuori dal mondo - aggiunge il portavoce - che decine di migliaia di persone urlino e insultino in coro».
La sorveglianza, nella «prova in vista delle Olimpiadi», sarà capillare. «Ci sarà un ufficiale di polizia in ogni postazione video e controllerà un settore degli spalti», spiega il funzionario. «Dovrà raccogliere le prove di eventuali comportamenti scorretti, dovrà individuare chi lancia oggetti e chi prova a invadere il campo», aggiunge.

Una sorta di Grande Fratello, insomma, che punta anche a decifrare il labiale dei supporters più esagitati. «Controlleremo ma cercheremo di non rovinare una giornata che rimane una festa. Vogliamo mostrare qual è il modo corretto di andare allo stadio e di vedere una partita, non stiamo cercando di imporre nulla».

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