E Conti si prepara alle «grandi pulizie» per abbattere i debiti

Soltanto 24 ore fa abbiamo pubblicato la notizia del crollo dei rendimenti dei Bot a tre mesi, che al netto di tasse e commissioni fanno incassare lo 0,56% del capitale. Oggi siamo di fronte a un’azione di Piazza Affari, Enel, che distribuirà un dividendo pari al 14,54% della quotazione di fine seduta, dopo uno strappo vistosissimo che l’ha vista salire del 7,72%, a 3,63 euro. Una remunerazione del tutto anomala quando i corsi di Borsa sono normali; comprensibile solo alla luce della depressione che ha travolto Piazza Affari, insieme a tutte le piazze mondiali.
Il rimbalzo. L’ondata di acquisti di ieri trova varie spiegazioni: «C’era molto scoperto» dice un operatore che preferisce rimanere anonimo, attestando così che il divieto imposto dalla Consob viene in vari modi aggirato. «Il titolo poi era sottopesato nei portafogli rispetto al suo ruolo negli indici, e quindi tutti i gestori aspettavano un buon motivo per acquistarlo. Oggi (ieri, ndr), tutti hanno comprato il piano». Nell’arco degli ultimi dodici mesi Enel ha avuto una progressione discendente molto vistosa, dimezzando il suo valore. Al contrario, la gestione è andata bene e ha permesso di chiudere il bilancio con un utile netto di 5,3 miliardi, che saranno in buona parte redistribuiti agli azionisti.
La contraddizione. Osserva Giulio Baresani Varini, di Banca MB: «Appare un po’ paradossale che la società paghi un monte dividendi di 4 miliardi per poi chiedere, subito dopo, 8 miliardi ai soci. É anche una perdita di credibilità per il management, che in passato aveva smentito l’aumento, al quale ha dovuto cedere sotto la pressione delle società di rating, che minacciavano un downgrade motivato dall’enorme debito». Aggiunge: «La quota di Endesa da Acciona andava acquistata, pena il rischio di un blocco operativo. L’operazione ha ottenuto buoni finanziamenti dalle banche spagnole; i problemi sono rinviati al 2012, quando questi andranno in scadenza».
Enel-people. Il titolo dell’ex monopolista è di gran lunga uno dei più diffusi nei portafogli delle famiglie italiane, spesso il suo acquisto ha coinciso con l’esordio in Borsa per tanta gente ancorata al reddito fisso. Non distribuire il dividendo, oggi - o distribuire al suo posto azioni, come farà Unicredit - sarebbe stato interpretato come un «tradimento», che per una società ancora nell’orbita pubblica sarebbe stato ben poco politico. Il dividendo è in ogni caso destinato a ridursi in futuro: innanzitutto per l’effetto-diluizione provocato dall’aumento di capitale (che potrebbe incidere grosso modo per il 30%), e perchè il payout per i prossimi esercizi non supererà il 60% dell’utile netto.
Sebbene le previsioni siano sempre ardite, comunque «ci sono buone probabilità che il titolo continui sulla strada del rialzo - dice un altro operatore che chiede di non essere citato -: se anche arrivasse a 4,9 euro, distribuirebbe pur sempre una cedola del 10%».
Estero.

Mentre arrivano segnali d’interesse dalla (solita) Libia, che valuta l’ingresso nel capitale, Baresani Varini fa osservare una specie di vittoria dell’Italia: «Endesa è stata pagata cara, ma Enel ha fatto una buona acquisizione; molto meglio di com’è andata a Telefonica dopo l’investimento in Telecom. Visto che si trattava di un do ut des tra Italia e Spagna, a noi è decisamente andata meglio».

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