(...) Eppure era lui il più atteso al Ferraris. Per questo da prima donna Serse Cosmi rimane negli spogliatoifino allinizio della partita affidando il riscaldamento al fido Palazzi. Così con il suo Brescia sbuca sul campo con il berrettino grigio calato sulla pelata e sugli occhi che tiene bassi sul prato fino allinizio del match.
Un timido applauso parte dai distinti dove lunico striscione è per Vincenzo Torrente portato in trionfo pochi minuti prima assieme alla squadra che ha trionfato al Viareggio, mossa straordinaria del Genoa che esalta la Coppa Carnevale sollevata da Preziosi e devitalizza il profilo dell«uomo del fiume» rimasto a secco di punti e di emozioni: «Laffetto della gradinata? Ma io non lho sentito, ma va bene così» dirà a fine gara visibilmente deluso aggiungendo un concetto che gli gira dentro fastidioso quanto un calcolo renale: «Io non sono un falso moralista. Continuo a dire quello che penso. Non mi aspettavo nulla, non dico qui, ma in generale dal mio ritorno nel calcio». È sbattuto.
Insomma il felleng non cè stato, lo si è capito subito. Qualche battimano dalla tribuna quando si è andato a sedere al suo posto gli era giunto, ma è stato giusto il minimo salariale a cui lui ha risposto contraccambiando giusto perché lo doveva fare.
Quindi parte la gara che non si accende. Pare una partita virtuale, tanta tattica poco arrosto. Nessun tiro in porta e Cosmi sembra un robot lì in piedi dai movimenti lenti e impacciati. Ma dovè lallenatore cosmico che sbatteva i pugni sotto la faccia dei giocatori o li rincorreva lungo la linea laterale?
Cosmi non è lui, è diverso, anestetizzato. Nella ripresa Serse ha qualche sussulto nel momento in cui si accorge che Leon ha messo il turbo e soprattutto quando entra Gasparetto. Lui, prova addirittura a vincere inserendo Mannini e Jaidid, ma qui lincantesimo si spezza e poco alla volta ne becca tre con cronisti che sghignazzano, tifosi che si strizzano gli occhi con qualcuno che dice: «Il solito allenatore: sbaglia i cambi come a Genova. E perde». Cosmi poco dopo si giustifica così tra il piccato e lonesto: «La partita lha cambiata Gasparetto. E stato determinante non solo per il gol, ma perché teneva palloni che prima scivolavano via. Pero, sia chiaro, lha partita non lho persa io. Lha perduta meritatamente il Brescia».
Nel corridoio dietro la sala stampa passeggia sorridente Enrico Preziosi che quando vede Cosmi gli volta le spalle e si fa scuro in volto non solo per limpeccabile abbronzatura. Il presidente è raggiante per il successo e per la classifica, per questo non vuole commentare il ritorno dellallenatore della stagione sciagurata che si concluse con quel Genoa-Venezia. Cè da capirlo: «Cosmi è il passato, è lacqua che non macina più. Basta, non cè nulla da aggiungere».
È un attimo. Il presidente torna subito disteso parlando di Gasparetto, Greco e De Rosa.
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