"Cosa pensa (in segreto) il mio amico Donald"

L'imprenditore italiano Guido "George" Lombardi ha curato i social a Trump. "Non cambia idea, gioca a poker. E sa cosa vuole"

"Cosa pensa (in segreto) il mio amico Donald"

Si chiama Guido George Lombardi, 67 anni, originario di Napoli. È un imprenditore italiano che vive a New York da trent'anni. Fa l'immobiliarista ed è amico di Donald Trump, suo consigliere e ne ha curato la comunicazione social.

Dottor Lombardi, quando ha incontrato Donald Trump per la prima volta?

"In ascensore, alle Trump Tower. Una trentina di anni fa. Lui stava al piano 67, io al 63".

E poi? Più visto?

"Nel 1995 venne Roberto Maroni a New York. Io lo conoscevo da tempo. Lui all'epoca era il ministro dell'Interno. Feci un ricevimento per Maroni e invitai Trump. Lui venne, tutto bardato, in smoking. Abbiamo fatto una foto insieme, lui, io e il ministro. La foto poi Maroni la pubblicò sui social, ma mi tagliò via".

Lei si arrabbiò?

"No, e sa perché? Quell'incontro per me fu l'inizio del rapporto di amicizia e collaborazione con Trump".

La sua impressione iniziale?

"Sempre la stessa, ieri e oggi: ha le idee chiare ed è sempre sul pezzo. Un uomo senza mezze misure. Nel business, se attacchi sempre con la spada in pugno dai fastidio. E lui dava fastidio".

In privato?

"C'è stato un periodo in cui andavo a Mar-a-Lago tutte le feste comandate. Donald coi figli è eccezionale. Dolcissimo. E alle feste invitava sempre anche Ivana, la ex. Diceva: è la madre dei miei figli e dovete rispettarla".

Umanamente com'è?

"Un padre all'italiana. La famiglia per lui è la cosa più importante, più dei soldi e della politica".

Come si è creato il suo rapporto con lui?

"A lui interessano gli italiani. Credo che questo abbia pesato".

Gli interessa sapere cosa pensano di lui all'estero?

"Certo, ma non vuol dire che si faccia in quattro per piacere. Anzi, se scopre che uno lo detesta, lui ricambia immediatamente".

Le ha mai chiesto di avere un ruolo nella macchina-Trump?

"Sì, nel maggio 2015 mi fece chiamare. Mi disse: George, voglio candidarmi alla Casa Bianca, cosa ne pensi?".

E lei cosa ha risposto?

"Scherzi?".

E lui come reagì?

"Sbattè un pugno sul tavolo e disse: io voglio farlo sul serio".

Credeva alla vittoria?

"No, all'inizio non pensava di riuscirci. Una volta mi disse che era al quattordicesimo posto tra i candidati repubblicani alle primarie ma voleva fare la campagna elettorale. Spenderò 100 milioni solo per poter dire quello che penso di Obama"

Le chiese di lavorare per lui?

"Sì. Gli risposi che avrei curato i social, ma gratis. Mi disse di sì. Organizzai i social e poi vari gruppi di sostenitori: le infermiere e i motociclisti. Le infermiere sono donne che ogni giorno vedono la morte, i miracoli, la lotta per sopravvivere. Sono molto unite. I motociclisti si radunarono in 500mila a Washington. Quasi tutti reduci di guerra, gente tosta. E noi, con Trump, eravamo lì. Portavamo a votare gente che non aveva mai votato".

Trump ha fragilità nascoste?

"Non credo, è molto trasparente. Negli ultimi tempi è cambiato sul piano religioso. Da quando gli hanno sparato. Ora è convinto di avere una missione: a proteggerlo non deve pensare lui, lo proteggono da lassù".

In politica è cambiato?

"La prima volta che si trovò alla Casa Bianca era inesperto. Ora non più. Preferisce avere al suo fianco gente della quale si fida al 100%, come il ministro della guerra, o Marco Rubio. Non top della politica, ma gente sicura".

Ma le politiche dei dazi piacciono agli americani?

"Il 90% è a favore. Anche i repubblicani che gli davano contro, e persino i liberal, Dicono: cominciamo a portare soldi a casa".

Lei conosce Musk, come sono i rapporti con Trump?

"Lo conosco e i rapporti sono eccellenti. Lo screzio fu esagerato dai media e rientrò subito. Diverse valutazioni sulle spese".

Trump è volubile...

"No, falso. Le spiego: se giochi a poker tu non devi mai far capire a chi ti sta davanti cosa hai in mano. Che tu abbia quattro assi o il nulla, la faccia è la stessa. Devi confonderlo. Però tu le tue carte le conosci, le valuti, e quando metti i soldi sul piatto sai perché li metti. Donald è così. Non cambia opinione. Gioca a poker".

Coi dazi all'Europa ha cambiato idea all'improvviso.

"Lui aveva messo le tariffe al 15%, poi le ha raddoppiate. Però qualcosa era successo in quelle 24 ore: era stata rieletta la von der Leyen. Per lui un affronto".

Non la sopporta?

"No. Una globalista. I globalisti sono tutti uguali".

Che Europa vorrebbe Trump?

"Un'Europa delle nazioni. Che possono unirsi. Ma non delegare a un potere nascosto che muove centinaia di miliardi come sta facendo la von del Leyen".

Trump ha davvero una grande stima della Meloni?

"Assolutamente. Ero lì quando la Meloni è venuta la prima volta. So quando Donald fa il sorriso per le telecamere e quando invece qualcuno gli piace. Giorgia gli piace. Certi sguardi che si sono scambiati quando passava Macron doveva vederli".

C'è stato un momento in cui è scattata la stima?

"Quando l'interprete della Meloni si è impaperata, durante l'incontro a due, e Giorgia ha iniziato a parlare in inglese; a un certo punto Trump l'ha interrotta e ha detto: Facciamo l'Europa grande. Lei si è girata e ha risposto: No, facciamo l'Occidente grande. E poi ha iniziato a spiegare quali sono i valori dell'Occidente. Trump era attentissimo, gli è scattato qualcosa. E adesso parla spesso di Occidente".

Facciamo l'occidente grande di nuovo?

"Sì, ma quello slogan lo ho inventato io tanto tempo fa e ho anche depositato il brevetto".

È vero che lei gli ha fatto incontrare il re di Giordania?

"Sì, il re era a Washington ma non riusciva ad avere un appuntamento con Trump presidente. L'ambasciatore di Giordania si rivolse a me. Ho chiamato la sua segretaria del business: Digli che c'è il re di Giordania che non riesce ad avere un appuntamento. Dopo un'ora mi richiama la segretaria e mi dice: Digli di trovarsi domattina nel tal posto".

Con Orbàn andò male?

"Era il 2017. Anche Orbán mi chiese di farlo incontrare con Trump. Tentai. Risposta secca: no, è troppo estremista. Poi dopo qualche anno cambiò idea".

Con la Le Pen?

"È complicato. Il protocollo impone che un leader dell'opposizione di un altro Paese non incontra un presidente americano. Marine è stata a casa mia sia a New York sia a Palm Beach. È una persona eccezionale. Si è circondata di persone un po' troppo francesi, e quindi antiamericane".

Trump di Putin cosa pensa?

"È arrabbiato perché si è sentito preso in giro. Quando Putin è venuto in Alaska sul suo aereo c'erano un centinaio di persone, oligarchi e soprattutto i petrolieri che volevano parlare di affari col ministro delle Finanze. Ora Trump si chiede: come colpisco la Russia? Petrolio. Nel momento in cui colpisci gli oligarchi del petrolio e gli fai male, quelli chiedono conto dei danni a Putin".

E di Zelensky?

"Durante quel famoso incontro, Zelensky gli disse due volte vaffanculo: Donald queste cose non le perdona".

La pace è vicina o è lontana?

"Arriverà. La complicazione è che la pace non conviene a nessuno. I cinesi non la vogliono, per indebolire la Russia. I globalisti la stessa cosa. L'unico che vorrebbe la pace è Trump, ma è solo".

E di Netanyahu cosa pensa?

"Ottima opinione".

Melania ha influenza su Trump?

"Personale e religiosa, molto. Sulla politica no. Donna straordinaria. Parla anche italiano".

Trump si aspettava il Nobel?

"Non se lo aspettava ma dopo averlo visto nelle mani di Obama senza meriti".

A lei piace Giorgia Meloni?

"Da morire".

Ha in programma di rivedere Trump?

"Sì, a novembre lo rivedrò".

Trump non è andato alla festa degli italiani d'America. Perché?

"Aveva una cena con alcuni miliardari. Un milione a persona".

Trump è generoso?

"Sì. In certi momenti. E fa anche molta beneficenza di nascosto. La mancia al ristorante invece la lascia poche volte".

In cosa crede?

"Nei valori tradizionali. Eliminare la corruzione, la droga, il traffico di bambini. E quando fa queste battaglie non gioca più a poker, va dritto ed è pronto anche a pagare con la vita".

Sull'immigrazione?

"Lì è una battaglia economica. Ci sono gli illegali, tre milioni di clandestini che non hanno diritto alla sanità. E noi l'abbiamo tagliata. Risparmiati 100 miliardi".

Nei giorni

scorsi è stato a Napoli.

"Per appoggiare il centrodestra, perché è importante che vinca. La differenza tra i vecchi socialisti e gli woke è enorme. Gli woke sono un disastro. Lo dice anche De Luca, che è del Pd...".

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