Politica

E Cossiga «piccona» i suoi colleghi

«Non darò il mio voto a Prodi per dispetto agli altri senatori a vita. Berlusconi? Si dimetta subito per accelerare le liti intestine all’Unione»

da Roma

Ma che riconta dei voti in tribunale, ma quale Grosse Koalition! Se Berlusconi vuol stanare Ciampi e mettere con le spalle al muro Prodi ha un’arma infallibile: salga al Colle e si dimetta, subito. Costringerà così il capo dello Stato ad incaricare, senza meline o rallenty al carciofo, il leader dell’Unione che s’è proclamato vincitore. Ciampi, avendo incoronato Prodi, vedrà sfumare ogni appoggio del centrodestra per il secondo settennato, e Prodi si troverà costretto a rabberciare un governo in pochi giorni, accelerando le liti intestine. Con l’aggravante di doversi presentare alle Camere per la fiducia entro la metà di maggio, prima della corsa al Quirinale. E se Prodi non prendesse la maggioranza al Senato? «Si va ad elezioni, non c’è altra alternativa».
Già, al Senato il vantaggio del centrosinistra è risicato, può sfumare in una notte di «trattative» individuali con più probabilità che qualche magistrato d’Appello o di Cassazione (son tutte rosse le toghe, o no?) coraggiosamente strappi la vittoria al centrosinistra per assegnarla al centrodestra. La storia non v’insegna nulla? «Notoriamente la “legge truffa” era scattata, ma De Gasperi si oppose alla revisione delle schede per non scatenare la gurra civile. Kennedy fu battuto “giuridicamente” da Nixon, ma l’opinione pubblica lo proclamò vincitore, e così fu anche per Bush nei confronti di Kerry, vittima degli imbrogli operati dall’amministrazione della Florida per mano del governatore suo fratello più bravo. Ma neanche la Corte Suprema degli Stati Uniti, ebbe il coraggio di impugnare il risultato “proclamato” dalla opinione pubblica!».
Tutto ciò, che sintetizza anche il non detto ma implicito, lo avrete compreso al volo, è il pensiero di Francesco Cossiga, che ieri pomeriggio ha convocato una conferenza stampa a Palazzo Madama per «dar la linea», come suol dirsi, al premier che evidentemente vede muoversi sfasato. Il presidente emerito lo fa col modo che gli è consueto, a colpi di paradossi e carta vetrata, rimproverando a Berlusconi i «suoi pietosi piagnistei» ed esortandolo al pensionamento alle Bahamas, ma è evidente che tifa per lui. Ha addirittura preparato una proposta di legge, «sarà la prima al Senato della nuova legislatura», per togliere ai senatori a vita il diritto di voto e un terzo dello stipendio. E poiché nel frattempo tutti e sei i suoi colleghi annunciano di voler votare la fiducia, ecco la sfida di Cossiga: «Forse voterò per Berlusconi, io che non l’ho mai fatto, solo per far dispetto agli altri che hanno annunciato di votare per l’altra parte».
L’inarrivabile picconatore s’è presentato con un “appunto” di quattro paginette, una vera e propria tesina di diritto costituzionale inconfutabile, per dimostrare che sarebbe uno scempio del bene comune trascinare per altri due mesi un governo «battuto dalle urne», mentre chi dovrebbe invece governare «va in bicicletta ai Santi Apostoli». Già, in Inghilterra chi vince le elezioni va dalla regina il giorno dopo e ottiene il governo del paese, noi siam forse Bisanzio? E a colpi di citazioni Cossiga intima a Ciampi di non perdersi nel valzer perditempo delle consultazioni, sarebbero «incostituzionali» ora che il popolo sovrano ha scelto tra due candidati premier. Non se la sente di dar chiaramente la palma a Prodi? «Dia l’incarico di formare il governo a Monti, a Scalfaro, anche a Gifuni». Perché non a Cossiga? Ma via, lui rifiuta pure la designazione alla presidenza del Senato che gli ha fatto «l’amico Mastella». Cossiga vuol soltanto stimolare.

E divertirsi.

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