Politica

«E D’Alema mi confidò: Veltroni e Prodi due flaccidi imbroglioni»

Intervistato da La7, il giornalista Giampaolo Pansa ha raccontato i gustosi giudizi dell’ex presidente ds: «Mi disse: se lo scrivi smentisco. Poi aggiunse che Romano non capisce un c... di politica»

da Roma

Giampaolo Pansa apre la sua «stagione televisiva» con una scoppiettante intervista ad Antonello Piroso, nella prima puntata di Niente di personale. E lo fa con una raffica di aneddoti, giudizi, ritratti senza cornici agiografiche, godibilissimi e caustici. La legge elettorale? «Maààh - sospira Pansa - secondo me, alla fine, purtroppo non si farà nessuna riforma». La politica italiana? «È peggio di un manicomio». E Walter Veltroni, neo leader del Pd? «Talvolta l’ho punzecchiato, ma poi mi sono pentito. Aveva le idee molto chiare, ma rischia la fucilazione alla schiena da parte dei... nanopartiti» (neologismo). E Romano Prodi? «Una testa quadra cocciuta e testarda, prova a gettargli i bastoni fra le ruote». E Silvio Berlusconi? «Eh, eh... Lo vedo vitale, voglioso di politica, non ha nessuna intenzione di abdicare».
Insomma, ce n’è per tutti in un vero e proprio faccia a faccia senza rete dove un opinionista iconoclasta racconta e si racconta anche in modo molto scanzonato: «Ho i capelli bianchi - ride Pansa - e inizio a fregarmene di tante cose che prima mi angosciavano». Ovviamente, fra una battuta e una freddura, durante l’intervista di Piroso il disincanto di Pansa traspare in maniera evidente: «Sì, è vero, la politica oggi mi pare un formicaio impazzito. Almeno nei manicomi i pazzi stanno chiusi e non danno fastidio a nessuno! Invece qui tutti contribuiscono a creare un gran caos». Piccolo retroscena: «Quando intervistai Veltroni, ad ottobre, disse una frase in cui spiegava che la riforma elettorale avrebbe dovuto premiare i due partiti maggiori... Poi nella revisione l’ha tolta. Ma aveva un’idea, ed era quella». Mentre ora... «Temo - aggiunge Pansa - che sia un leader depotenziato dalle polemiche interne. Avrà molte difficoltà, e del resto anche nel centrodestra non c’è nessuna unità di intenti. Per questo non vedo molte possibilità di portare a casa la riforma». Però... «Se qualcuno gli spara alle spalle sarebbe una tragedia che non riguarderebbe solo gli iscritti del Pd, ma il futuro dell’Italia». Parola d’ordine semiseria coniata con Piroso sul momento: «Salviamo l’orsetto Veltroni».
Anche perché uno dei nemici del disegno è Prodi: «Etnicamente non è bolognese ma reggiano, e questo conta: ovvero è cocciuto, testardo... Prova a gettare i bastoni fra le ruote con il conflitto di interesse perché sa che per Berlusconi è indigesto». E ovviamente Pansa non risparmia nemmeno uno dei suoi bersagli prediletti, Fausto Bertinotti: «Lo chiamo il “parolaio rosso” e ho con lui una causa aperta... ». Allora Piroso ci scherza su: «... beh, cerchiamo di non peggiorare la situazione». E Pansa: «Uhhm... Non mi piace il suo narcisismo, non mi piace! Io non sono un analista, sono un istintivo». E poi: «Le sinistre italiane sono almeno sei!». E i giornali di sinistra? «Sono spesso cupi». Piroso: «Ha scritto che sembrano giornali di guerra... ». Pansa: «Mi dovrei smentire, perché fra gli 11 giornali che sfoglio ci sono anche quelli. Ma è vero che le sinistre italiane non hanno autoironia, sono sempre superbe, mi fanno pensare a una vecchia preside della mia città che non si concedeva mai un sorriso». Il conduttore: «Eeeehhh... ». E Pansa: «Ma sì, sì! È una sinistra dominata da una tristezza supercigliosa che ci vuole davvero un tupet, come si dice in Piemonte, per votarla. Finora l’ho fatto, in futuro... chissà». Quanto al Cavaliere e al suo partito: «A me la Brambilla mi sta simpatica, ma non ci sarà successione, perché non penso proprio che “il Berlusca” voglia cedere lo scettro a qualcuno, o - come si dice nei bar del mio paese - mollare il mazzo». Piroso: «E i due pretendenti, Fini e Casini? Nel lungo periodo può toccare a loro?». Il giornalista se la ride: «Nel lungo periodo, e io nel breve, come diceva Keynes, siamo tutti morti». Il conduttore tocca ferro, e Pansa passa all’Anpi. «Hanno polemizzato con lei... », osserva Piroso: «Ah, ah, ah.. », commenta lui. «Hanno avuto il coraggio di scrivere al presidente della Rai una lettera, invitando, consigliando, o chiedendo di non proiettare il film tratto dal mio Sangue dei vinti... ». Offeso? Macché: «Ha risposto bene Placido, che della serie tv è protagonista, con intelligenza, e anche con la furbizia che in questi casi serve». Poi ritorna la politica, con due aneddoti formidabili: «D’Alema disse a Rinaldi, in un forum all’Espresso: Pansa di politica non capisce un cazzo, peggio di lui solo Prodi» (lo studio scoppia a ridere). Il giornalista rincara la dose: «E un’altra volta, al telefono, sempre parlando con me e con Rinaldi aggiunse: “Veltroni e Prodi sono due flaccidi imbroglioni. Ma se lo scrivete smentirò”». Piroso chiede come andò a finire: «Che facemmo passare un po’ di tempo e lo scrivemmo. E D’Alema - eh, eh - smentì». Pansa alla fine, è uno così: «Non ho mai scritto una riga per calcolo né per opportunismo. Avere l’unanimità dei consensi è impossibile.

E comunque non mi interessa».

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