E Don Gelmini festeggia con i ministri

La testimonianza di Barbareschi: «Facile passare dalle canne alla cocaina»

Emanuela Fontana

nostro inviato ad Amelia (Tr)

«Volevo fare il Papa, e invece sono diventato il papà di tanta gente», confida ai suoi ospiti ministri e sottosegretari mostrando due vetrine siriane che gli hanno regalato per i cinquant’anni di sacerdozio. È alle prese con un occhio che gli dà fastidio, eppure don Pierino Gelmini, 81 anni, grida il suo «no alla droga» applaudito con una standing ovation dei ragazzi e dei genitori della comunità «Incontro» con lo stesso vigore con cui ha proposto di bruciare un simbolico falò, nella sua Amelia, «una luce che si accende nella notte della droga» proprio dopo l’approvazione della legge. Qui, nel cuore delle comunità che don Gelmini ha fondato in tutto il mondo, si festeggia con il ministro Carlo Giovanardi, il sottosegretario Alfredo Mantovano, Maurizio Gasparri. «È il nostro nuovo don Sturzo», dice l’ex ministro di An di don Pierino. C’è la madre di un ragazzo già ospite della comunità che racconta come tutto è partito da uno spinello segnalato, in seconda liceo, «dalla professoressa di ginnastica».
C’è anche Luca Barbareschi e la sua testimonianza commuove le centinaia di persone che partecipano alla festa. Barbareschi è arrivato ad Amelia per raccontare che «all’inizio eravamo in tanti: Andrea, Jonathan, ora non ci sono più». Si interrompe per la commozione: «Io ce l’ho fatta perché c’è stato qualcuno che mi è stato vicino. Ho iniziato con uno spinello anch’io, ed è stato molto facile passare all’eroina e alla cocaina. Credo che con questa legge l’Italia avrà un grandissimo beneficio».
Il ministro Giovanardi è venuto ad Amelia per raccontare di «anni di battaglie» per arrivare a questa legge e per dire che «non abbiamo nessun interesse da difendere. Mi hanno accusato e mi ha fatto molto male - ammette - di voler utilizzare questa legge come uno spot elettorale e invece è una svolta culturale». Una svolta perché c’è sempre «un Lucignolo» che porta i ragazzi «nel Paese dei balocchi». Gli ha fatto anche male «lo show disgustoso davanti a Montecitorio» di alcuni deputati. La legge «non è assolutamente repressiva. Afferma, come abbiamo imparato qui da don Gelmini, che chiunque entra nel tunnel della droga può uscirne. È una legge che vuole recuperare i tossicodipendenti».
Gli ospiti della comunità sembrano d’accordo: «È giusto dire che drogarsi è illegale», commenta Tommaso, da due mesi ad Amelia. «Sono d’accordo», conviene Adelmo, in comunità da due mesi, ma per problemi d’alcol. «Il papà è un grande personaggio». Il «papà» è don Pierino, che invita tutti in refettorio dopo il falò e i fuochi d’artificio. «Don Gelmini ci ha dato la forza per vincere questa battaglia», sottolinea Gasparri.
E Don Gelmini ripete quello che dice sempre ai suoi ragazzi, che quando si parla di droga «non parliamo del valore chimico» e per questo chi parla «come Emma Bonino è un analfabeta. Alcuni politici forse hanno una drogheria dove rifornirsi.

La droga non è di destra o di sinistra, non è pesante o leggera. Se un giovane assume una sostanza vuol dire che la sua testa non funziona bene». Mantovano propone una scommessa: «Tra due anni, l’8 febbraio 2008, sono sicuro che avremo meno persone di oggi in carcere».

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