Politica

E dopo estenuante dibattito, i soliti «bulgari» partoriscono il solito microbo

Dopo due settimane, Rifondazione si riunisce per valutare gli esiti delle Regionali. Tutti d'accordo: si resta nella caverna. Sperano nell'invito di «grillini» e dipietristi, nell'alleanza anti-Berlusconi e assicurano: Federazione di sinistra entro l'anno. Con chi? Con loro stessi

Sì, esistono ancora. Anche se appartengono a una specie ormai estinta, vivono e lottano (vorrebbero lottare) assieme a noi. Vivono il mondo all'interno della propria caverna, si riuniscono seguendo riti arcaici, alla fine fanno trapelare il succo mistico del loro lungo e penoso pensare.
Sono i comunisti di «Rifondazione comunista»: e chi se la ricordava più, ormai? Le prime di una serie di domande che ci assillano e angosciano sono: come si vive nella caverna? Come si rimedia alla carenza d'aria? Hanno fame, sete, freddo? Seguono Bruno Vespa alla tivù? E come deve apparire loro il mondo esterno, visto dall'anfratto? Per fortuna ogni tanto i loro stanchi rituali, le loro essenziali «fumate grigie» consentono di avere un piccolo «assaggio» delle visioni di cui si beano laggù. Di farci capire a che punto sia il loro grado di alienazione.
Così, nel trattare della riunione politica del partito che fu - e che pensa di essere ancora, «forte» di un formidabile 3 per cento - cominceremmo dalla parte finale del documento finale. Nella quale viene sottolineata la «necessità di operare per il consolidamento del Prc». Questo attraverso il miglioramento del «lavoro politico» per tornare «punto di riferimento» del «conflitto sociale». Raccomandando la cura del «funzionamento organizzativo e in particolare della comunicazione», nonché la riapertura del dibattito culturale «sul terreno della rifondazione comunista».
Che meraviglia, questo linguaggio astruso che non si sentiva dall'era delle glaciazioni. Che nostalgia, che rimpianto. Ed è commovente sapere che si rendono conto di dover «migliorare il lavoro politico», per poter tornare a essere «punto di riferimento». E la «riapertura del dibattito» sul fantastico «terreno della rifondazione comunista», che dire? Dev'essere, 'sto terreno - a vederlo dalla caverna - così rigoglioso da somigliare al «campo dei miracoli»di Pinocchio, nel quale gli zecchini spuntano come funghi. Zecchini d'oro e dibattiti, mentre spunta il sol dell'avvenire comunista.
Che forza. Dopo l'ennesimo insuccesso elettorale, questa larva di partito autoemarginatosi e avulso dalla vita politica (soprattutto per invidia e astio nei confronti dell'ex compagno Niki Vendola), riunisce nel week-end i quadri e dirigenti per analizzare gli esiti del voto regionale (con un paio di settimane di ritardo: ma, visto il genere di organizzazione, sarebbe il meno). Alla fine vota pure, il «parlamentino del Prc» reperto storico tutelato dal Fai, per approvare a larga maggioranza - per non dire «bulgara» - (87 voti a favore, 16 astenuti, nessun contrario, tanto per dire la dialettica interna) il documento proposto dalla segreteria nazionale. Bresnev e Chernienko erano dilettanti.
Quattro i punti di iniziativa, nei quali, se non parlassimo di archeologica politica, ci sarebbe persino una fiammifero di speranza. E che, prima di riportare per sintesi integrale, almeno sintetizziamo per migliorare «il lavoro politico» di un ufficio stampa che lavora come il partito. Dunque: Ferrero e compagni vorrebbero a fine anno arrivare a una Federazione di sinistra, se non fosse che nessuno vuole stare con loro, salvo Diliberto che, come e più di loro, non vuole che sia un partito, bensì una semplice «federazione». Si sapeva già, ma dopo due giorni di dibattito strenuo, a questo sono giunti. Secondo: Prc vorrebbe anche tornare a vedere il pallone di gioco, e dunque spera in una manifestazione anti-governativa, cui potersi aggregare (in qualità di ruota di scorta). Terzo: Ferrero vorrebbe anche tornare a qualche forma di alleanza con il Pd, ma non sa indicare il come, il quando e il perché. Come dire, usando sintesi definitiva: sono usciti tali e quali erano entrati.
Però è ugualmente bello ed edificante leggere la prosa del loro documento politico, che al punto primo prescrive «l'unità della forze di sinistra e costruzione in quest'ambito della Federazione della sinistra». «In primo luogo - si legge nel documento approvato - proponiamo di lavorare da subito e con determinazione all'unità delle forze della sinistra di alternativa», per «unire la sinistra, dentro e fuori i partiti», sul modello della Linke e del Front de Gauche. A tal fine «la condizione» essenziale è «mettere al centro la democrazia partecipata contro ogni forma di plebiscitarismo». Inoltre è «decisivo un salto di qualità nel processo di costruzione della Federazione», che coinvolga «tutti i soggetti politici, sociali e associativi disponibili», con l'obiettivo di «arrivare entro i tempi previsti (dicembre, ndr) al Congresso di varo definitivo della Federazione come soggetto autonomo dal centrosinistra e che persegue l'obiettivo strategico di fuoriuscita dal bipolarismo». Stupendo, no? Tempi biblici per il solito abortino del nulla. Non bastava una buona pillola RU486?
«In secondo luogo occorre fare un salto di qualità nell'azione politica al fine di sconfiggere questa incivile azione governativa - continua il documento - (...) Proponiamo pertanto a tutte le forze che hanno promosso l'iniziativa del 13 marzo e a tutte le forze sociali e politiche disponibili di dare seguito a quell'appuntamento, di concordare alcuni obiettivi chiari sulla redistribuzione del reddito e del lavoro, sulla lotta alla precarietà, sulle politiche economiche e ambientali, sui diritti civili, per determinare una mobilitazione duratura nel paese». A cominciare dalla difesa dell'art. 18 e dal sostegno dei referendum contro la privatizzazione dell'acqua pubblica.
«In terzo luogo - afferma il Prc - avanziamo a tutte le forze disponibili la proposta di alleanza elettorale contro Berlusconi sulla base della difesa della democrazia, della Costituzione e della ricostruzione di un sistema elettorale proporzionale». Un'alleanza, cioè, «finalizzata alla sconfitta di Berlusconi» e che si intrecci a una campagna «contro il bipolarismo». Se si comprende bene, il Pd dovrebbe allearsi con i due gattini comunisti (Ferrero e Diliberto), scompaginando il quadro generale, e così riuscirebbe finalmente a battere Berlusconi. Cavolo. Non ci avevano pensato.

Ben scavato, vecchie talpe! Restate lì sotto, che vi avvisiamo quando è il momento di uscire.

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