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"E dal Fucino parte la sfida per portare la Penisola sulla luna"

"Per fare del buon vino un satellite non è indispensabile ma può essere molto utile"

"E dal Fucino parte la sfida per portare la Penisola sulla luna"

«Per fare del buon vino un satellite non è indispensabile ma può essere molto utile. Dall'alto siamo in grado per esempio di valutare il livello zuccherino dei grappoli nelle singole aree del vigneto in modo da modulare interventi e raccolta. E non vale solo per l'uva: immagini e dati satellitari stanno diventando un elemento fondamentale di tutta la cosiddetta agricoltura di precisione, l'applicazione delle nuove tecnologie al mondo dei campi». Andrea Sommariva è direttore del laboratorio sull'economia dello spazio (SEE lab) creato dalla Sda Bocconi di Milano.

«L'immagine più comune che si ha quando si parla di queste cose è ancora militare: in molti ricordano la guerra del Golfo, tutta gestita e monitorata da satelliti. Ma ormai, dei 400 miliardi di fatturato del settore, due terzi sono di origine commerciale, un terzo istituzionale, e non si contano gli investimenti militari, per i quali è difficile ottenere cifre. Il bello è che l'Italia in questo campo è tutt'altro che marginale».

Un piacere sentirlo dire...

«La caratteristica del nostro Paese è che da noi è presente tutta la filiera. Si va da chi costruisce i satelliti, a chi li lancia, fino a chi si occupa del cosiddetto downstream, e cioè le imprese che si occupano di elaborare, raffinare e utilizzare commercialmente i dati che arrivano dallo spazio. Si va da grandi realtà come Alenia a piccole aziende d'eccellenza come la D-Orbit di Fino Mornasco, in provincia di Como, che fa un mestiere a prima vista singolare: si occupa di eliminare la spazzatura spaziale, i detriti che sono sempre più pericolosi. Non solo. La nuova economia lunare potrebbe aprirci nuovi spazi».

Che cosa intende?

«In Italia abbiamo il Centro del Fucino di Telespazio, il più grande centro mondiale di controllo e di raccolta dati provenienti dai satelliti. E Telespazio guida uno dei due consorzi che hanno ricevuto incarico dall'Agenzia spaziale europea di studiare fattibilità e infrastrutture per sfruttare commercialmente le risorse della Luna. Entro un anno o poco più il progetto sarà terminato. E tutte le aziende del settore potrebbero ricavarne vantaggi».

Che cosa si cerca sulla Luna?

«Teniamo presente che le prospettive future del settore vanno oltre l'orbita terrestre. Stiamo parlando della costruzione di una stazione spaziale di orbita lunare con personale umano a bordo. A interessare, al di là di altri materiali, è già semplicemente il ghiaccio individuato nella zona del polo sud. Attraverso un processo di elettrolisi è scomponibile in ossigeno e idrogeno, in modo da ricavare il propellente che può alimentare le astronavi destinate a viaggiare tra la Terra e la Luna. Questo abbatterebbe in maniera significativa i costi dei voli e aprirebbe nuove prospettive alla colonizzazione dello spazio».

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