E i grandi stringono sul commercio

Riunione a Ginevra per chiudere il negoziato del Doha round. Blair: «Sono meno pessimista»


Volo diretto San Pietroburgo-Ginevra per salvare il negoziato commerciale del Doha round. Non appena concluso il vertice del G8 in Russia, che ha rilanciato con forza la trattativa, il direttore generale del Wto Pascal Lamy è volato al quartier generale dell’organizzazione internazionale insieme con i rappresentanti commerciali di Stati Uniti, Giappone, Brasile, Australia e India. A Ginevra hanno trovato il commissario europeo al Commercio Peter Mandelson ad attenderli, e alle 19 di ieri sera il cosiddetto «Gruppo dei Sei» era riunito al tavolo dei negoziati, nel tentativo di rivitalizzarli.
Nessuno, ovviamente, può fare previsioni sull’esito di questa trattativa. Ma le stesse modalità della riunione, imprevedibile fino a ieri mattina, fanno ritenere che il mandato proveniente dagli otto Grandi sia stato molto deciso. La questione del negoziato commerciale Wto è stata affrontata a San Pietroburgo nell’incontro fra il G8 e i presidenti dei grandi Paesi emergenti, dal cinese Hu al messicano Vicente Fox, al brasiliano Lula da Silva. Il G8 ha concesso ai negoziatori un altro mese di tempo per riportare in carreggiata la trattativa. A esortare le maggiori potenze commerciali era stato lo stesso Lamy secondo cui un fallimento del Doha round «trasmetterebbe un forte segnale negativo per il futuro dell’economia mondiale».
«I negoziatori hanno estratto dalle loro tasche tutte le carte - ha detto Lula ai leader del G8 - e ora tocca a noi tirare fuori le nostre carte», cioè una forte iniziativa politica che faccia superare gli ostacoli tecnici. «Ero finora abbastanza pessimista, ma adesso lo sono meno», ha commentato il primo ministro britannico Tony Blair, spiegando che i leader del G8 hanno pronunciato «parole molto forti» sulla flessibilità necessaria ai negoziatori per raggiungere l’accordo sul commercio.
Dello stesso avviso di Blair, il cancelliere tedesco Angela Merkel che ha sollecitato Brasile, India, Messico e Sudafrica a fare di tutto per portare i negoziati al successo «nelle prossime settimane».
I nodi da risolvere non sono semplici. In estrema sintesi, l’Europa deve abbassare le tariffe agricole, cosa che non piace soprattutto alla Francia di Jacques Chirac. Anche gli Usa devono tagliare i sussidi ai loro agricoltori, cosa non semplice a pochi mesi dalle elezioni di medio termine per il Congresso.

Il cosiddetto G20, composto dai Paesi emergenti, deve infine ridurre le tariffe sui prodotti industriali e sui servizi. Il negoziato andrà avanti ad oltranza: «Non possiamo permetterci il lusso di rimandare oltre», ha chiarito l’eurocommissario al Commercio Peter Mandelson.
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