E le imprese non ridono: stangata anche sull’Irap

Nei cinque casi di studio Roma ancora tra le più penalizzate E la competitività va a picco

Non solo famiglie, ma anche imprese, nello studio dei dottori commercialisti sulla fiscalità locale. L’indagine analizza l’incidenza di Irap e della Tassa rifiuti, sempre sulle nove città campione, su cinque attività ipotizzate a reddito zero: un ristorante con 5 dipendenti in 300 metri quadrati; un albergo di 8 dipendenti in 800 metri quadrati; un’attività commerciale con due addetti in 150 metri quadrati, una del settore costruzioni (5 dipendenti, 100 metri quadrati) e una artigiana con un dipendente in 100 metri quadrati.
I casi più emblematici sono quelli relativi alla ristorazione e all’alberghiero. Il primo grafico somma Irap e la tassa sui rifiuti: Venezia è prima con 18.885 euro annui, segue Roma con 17.542. A fare la differenza per Roma è un Irap al 5,25 per cento contro il 4,25 delle altre città mentre per quanto riguarda i rifiuti, nella capitale si paga il 300 per cento in più al metro quadrato rispetto a Milano (28,02 euro contro 10,25). Nel settore alberghiero Palermo (grazie a una Ta.Ri elevatissima) è in testa con 19.790. Roma è ancora seconda, con 15.180 euro. Da evidenziare come un albergatore paghi a Milano 2,28 al metro quadrato di rifiuti contro i 7,37 della capitale e i 14,12 di Palermo. Nelle costruzioni nuovo testa a testa tra Napoli e Roma, con quest’ultima che prevale (6.093 euro contro 6.079). Fanalini di coda, invece, Milano e Torino. Ultimo primato capitolino quello del settore artigiano (meccanico), con la «città eterna» che precede Genova e Palermo. Indicativa la conclusione dello studio: «Per Roma anche in vista degli adeguamenti catastali che comporteranno un aumento generalizzato dell’Ici, emerge l’evidenza di un’alta pressione fiscale per famiglie e imprese rispetto al resto d’Italia».
«Il rapporto - commenta il presidente dell’Acer, Giancarlo Cremonesi - conferma che in questa città qualcosa non funziona. Le nostre imprese pagano tasse inversamente proporzionali ai servizi ricevuti, producendo oltretutto a un costo maggiore. Il risultato è quello di avere imprese che stentano a competere con quelle del nord - un gap sottolineato anche dal presidente di Confcooperative Lazio, Carlo Mitra -. In questo caso è il sistema politico che deve intervenire, riconoscendo a Roma il suo status di capitale, prevedendo cioè un meccanismo di rimborsi e di contributi adeguati». Critico nei confronti del ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, il presidente della Confcommercio di Roma, Cesare Pambianchi: «Un’espressione come le “tasse sono belle” offende la dignità di imprese e cittadini. Oggi al titolare di un ristorante di cento metri quadrati con 60mila di reddito annui, ne restano in tasca solo 19mila».

Chiusura al veleno del numero uno di Federlazio, Massimo Tabacchiera: «La mia esperienza alla guida dell’Ama mi suggerisce che l’unico modo per ottenere efficienza in un’azienda, è quello di azzerare le nomine di indirizzo politico».

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