E l’Inter si è gemellata con il Liverpool

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Oscar Eleni

da Milano

Volersi bene non è un reato, ma volersene troppo può anche danneggiare altri. I finali di campionato sono sempre stati così, per le partite già scritte, questo Inter-Reggina non aveva quota sul pareggio, bisognerebbe divertirsi con i rigori. Ieri sarebbe stato meraviglioso, invitando come ospite il polacco Jerzy Dudek, visto che la fantasia del tifo interista era tutta concentrata sul sale da spargere sopra le ferite del Milan. I nuovi membri dell’Inter Club Istanbul non si erano riuniti per cantare la gloria di Emre, ma per unirsi ai cori di chi portava al collo sciarpe del Liverpool. Per la Reggina era un sollievo sapere che la testa dei reduci di Mancini, arrivati ieri al record dei 18 pareggi in campionato, protagonisti nel finale di una stagione dove ha perso soltanto 2 volte, come negli anni scudetto ’65 e ’89, non era proprio concentrata sul quello spiedo dove Mazzarri temeva di venire infilato. Per la Beneamata deve essere stato difficile frenare un Bobo Vieri che sta proprio bene, colpo di testa sulla traversa al 45° del primo tempo, rete, ma con la mano, per un’ammonizione esagerata considerando la totale buona fede riprendendo un rimbalzo ravvicinato, quando Materazzi ha mandato ancora la palla sulla traversa al 14° della ripresa, ma il buon senso diceva di organizzare il gioco, verificare certe cose pensando alle due finali contro la Roma.
Per Mancini uno sguardo alle formule di gioco, schierando la coppia centrale Mihajlovic-Materazzi, spostando poi sulla fascia sinistra al posto di Favalli il capitano, sempre aggressivo quando diventa mister Hyde e va a caccia di scalpi, valutando cosa dà oggi un Karagounis che ha tantissima energia, provando i ragazzi della casa neroazzurra, Marino elegante gamba de seler per tutta la gara, Andreolli e infine Belaid.

La Reggina si è arroccata intorno a Mesto e Mozart che hanno fatto il lavoro più faticoso, ha regalato un gol con Franceschini al 29’ del primo tempo, si è aggrappata a Soviero, al buon cuore altrui quando Cruz (36’pt) ha sbagliato l’impossibile su assist di Vieri, quando Martins, subentrato per un attimo come terza punta, è diventato biscia d’acqua nel torrido, quando Belaid è arrivato in area, in tempo di recupero, e non è certo caduto per l’emozione. Doveva essere così, ora l’Inter giocherà la sua partita durissima sulla resistenza mentale e sul piano politico cercando di riavere i sudamericani.

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