E per la loro festa macelli a cielo aperto

Nel milanese, sgozzate e bruciate con la fiamma ossidrica decine di bestie. Spari contro la telecamera di Telepadania

da Milano

L’orrore è andato in onda al Tg Nord, trasmesso da Telepadania, lo scorso martedì. Un cineoperatore ha filmato la festa dei musulmani a Parabiago, in provincia di Milano, avvenuta il 30 dicembre. Capretti sgozzati, sangue dappertutto, grida, fiamme ossidiriche per bruciare le teste delle bestie. Non solo: durante il macabro rito sono stati sparati colpi di arma di fuoco per allontanare le telecamere.
Lo scuoiamento a cielo aperto è avvenuto per la tradizionale festa del sacrificio: il «Aid al Adha». Con questo rito i musulmani ricordano il sacrificio del figlio di Abramo. La festa prevede lo scannamento di un agnello maschio che ha superato i 12 mesi di età o di un montone. Gli si legano le zampe anteriori e posteriori, si rivolge la testa dell’animale in direzione della Mecca e con un colpo secco gli si recide trachea e giugulari. Così il cuore continua a pompare e il sangue fuoriesce del tutto dal corpo. Le famiglie che partecipano alla festa, poi, dividono la bestia in tre parti: una per sé, una per gli amici e una per i bisognosi. E così è stato in quel di Parabiago. Un film dell’orrore che ha avuto come epilogo il rogo delle teste dei tanti animali immolati.
Erano circa cinquanta gli islamici accalcati attorno a una pensilina raffazzonata. Appese al tetto in lamiera, penzolano decine di bestie. I tagliatori di teste, lunghi coltelli in mano, si accaniscono sugli animali. Sono una decina gli uomini che affondano la lama nella carne degli agnelli. Lo scempio è in atto. I resti che non vengono utilizzati per il macabro banchetto vengono lanciati nel prato, accanto alle automobili parcheggiate. Si canta e si grida «Allah Akhbar»: Allah è grande. Alcuni bambini giocano nei campi, ormai lordati dai resti degli animali. Poi, occorre bruciare le teste degli agnelli. Arrivano altri uomini, con in mano bombolette di gas. Costruito un rudimentale lanciafiamme, inizia l’incendio delle carcasse.
La scena ricorda una bolgia dantesca. La macellazione continua ma qualcuno non gradisce la presenza di una telecamera. Partono i primi colpi di arma di fuoco in aria: il rito non deve essere ripreso. Eppure ci sono anche le forze dell’ordine, lì vicino. Ma nessuno fa nulla. Meglio non intervenire per non scaldare eccessivamente gli animi. Per opportunità politica si sta fermi, si sta a guardare e lo scempio prosegue; e cadono altre teste d’animale.
In prima fila per bloccare il tradizionale scuoiamento c’è la Lega, indignata per un rito definito una barbarie nei confronti degli animali, una festa macabra, un’usanza che non ha niente a che vedere con la nostra civiltà. Il Carroccio da anni cerca, se non di proibire, almeno di mettere in sicurezza la macellazione. Vogliono regole precise: a Trento, per esempio, l’imam ha autorizzato lo stordimento preventivo degli animali prima del taglio della gola. Nel Varesotto, invece, ci sono alcuni macelli, sotto la stretta sorveglianza delle Asl, che acconsentono alla macellazione. Ma in molte zone d’Italia la barbarie avviene in campi aperti, senza alcun controllo né alcun accorgimento per far soffrire di meno le bestie che agonizzano a lungo.
E gli animalisti? Anche loro alzano la voce e fanno sentire la loro protesta. Chiedono ai musulmani d’Italia di dare prova di lungimiranza e apertura, stordendo gli animali prima della macellazione per ridurre così le loro sofferenze. Anche perché il farlo non dovrebbe contrastare con i principi della macellazione rituale.

Di recente l’Enpa, Ente nazionale di protezione animale, ha diramato un comunicato con cui si chiedeva di scegliere «almeno il male minore, visto che un divieto assoluto indurrebbe molti islamici a macellare senza autorizzazione».

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