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E Maria Grazia disegna il mare che ha rapito papà

E Maria Grazia disegna il mare che ha rapito papà

Mariateresa Conti

da Palermo

Non chiede più che fine ha fatto il suo papà. Anzi, a chi le domanda cosa è successo, dice di non ricordare niente. Ma l'incubo che ha appena vissuto è lì, stampato nella sua fantasia di bambina. E per esorcizzarlo, con i colori a spirito che le hanno regalato medici e infermieri, lo mette su carta, su un foglio da disegno: c'è il sole, in quel disegno, di un giallo rossiccio, che tramonta; c'è il mare, blu intenso; ma su quel mare c'è, soprattutto, un aereo spezzato in tre tronconi, l'aereo maledetto che le ha portato via il suo papà, Raffaele Ditano, 35 anni, uno dei tre dispersi del disastro di sabato. È straziante il disegno che Maria Grazia, 11 anni, ha regalato ai medici dell'astanteria del Pronto soccorso di Villa Sofia, dove per lei e la mamma, Flora La Catena, è stata ricavata una stanza, protetta da un cordone di forze dell'ordine. Ha capito, Maria Grazia. Ha capito che papà è morto in mare, salvando in extremis lei e la mamma cui, mentre stavano precipitando, aveva fatto indossare i giubbotti salvagente: «La sua è una reazione comprensibile - spiega una psicologa -, sta cercando di cancellare dalla sua mente quanto è accaduto, ma quel disegno dimostra che non sarà facile».
In apparenza Maria Grazia è serena. I suoi capelli a caschetto sono ordinati, non più fradici d'acqua come quando è scesa al porto di Palermo, intirizzita, chiedendo disperata a mamma Flora: «Dov'è papà? Che fine ha fatto papà?». Sta buona, Maria Grazia, con i colori e l'album. E continua a sfornare ritratti, che regala al personale. A medici e psicologi ha detto di non ricordare cos'è successo. Ma ai familiari ha raccontato, in parte, il suo incubo: «Eravamo sulla stessa fila - ha detto - ma da parti opposte, perché volevamo stare vicino al finestrino. La mamma era seduta accanto a me. Quando l'aereo ha cominciato a perdere quota papà si è alzato per andare a parlare con il comandante in cabina di pilotaggio, poi è tornato e ci ha fatto indossare i giubbotti salvagente. Quando l'aereo ha toccato l'acqua e si è spezzato sono stata risucchiata. Stavo per affogare, anche perché il giubbotto salvagente mi impediva di muovermi. Ho anche bevuto, poi per fortuna il salvagente si è sfilato da solo, e io sono riuscito a nuotare. Ho chiamato la mamma, l'ho vista e sono riuscita a raggiungerla subito. Ci siamo aggrappate alle ali dell'aereo fino a quando non sono arrivate le barche che ci hanno salvato. Io cercavo con lo sguardo papà, ma non riuscivo a trovarlo... ».
Il racconto di Maria Grazia si è interrotto qui. Raffaele Ditano, molto noto nella sua Fasano dove gestiva un'autoscuola in centro, è purtroppo uno dei tre dispersi. «Voglio mio figlio, dovete ritrovarmelo, non si può lasciare una bimba senza papà», ha urlato la madre di Raffaele al ministro Lunardi, che ieri ha visitato i feriti ricoverati negli ospedali. Ma Raffaele Ditano potrebbe essere ad oltre mille metri di profondità.

In fondo al mare blu che Maria Grazia ha disegnato sul foglietto.

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