Politica

E il ministro Damiano ci ripensa: «L’età pensionabile si può alzare»

Sulla riforma dialogo governo-sindacati: via lo «scalone» voluto da Maroni

da Roma

«Possiamo riflettere insieme sull’aumento dell’età pensionabile?» Cesare Damiano, ministro del Lavoro, lancia la palla e i sindacati ribattono: «Sì, possiamo discuterne, ma su base volontaria e con alcuni paletti ben precisi». Le prove estive di riforma della previdenza giungono puntuali, subito dopo il Ferragosto. Il Dpef parla di interventi per ridurre la spesa pensionistica, che nel 2007 dovrebbe crescere di 8,5 miliardi rispetto a quest’anno (216 miliardi di euro), e ricorda l’aumento dell’aspettativa di vita per uomini e donne. Così, Damiano tasta il polso sindacale in vista del settembre concertativo. Qualche misura sulle pensioni potrebbe trovar posto nella legge finanziaria: magari un piccolo taglio dell’assegno per chi va a riposo prima dei sessant’anni, pur avendo 35 anni di contributi.
Sono solo ipotesi. Per il momento, l’unica certezza condivisa da ministro e sindacati è l’abolizione del cosiddetto «scalone» della riforma Maroni: la norma che prevede, a partire dal 2008, il divieto di pensionamento prima dei sessant’anni di età. «Dobbiamo tornare al principio di flessibilità, fermi restando i requisiti minimi precedenti, 57 anni d’età e 35 di contributi - spiega Damiano -: certo, questi numeri vanno considerati in rapporto all’aumento delle aspettative di vita e ne discuteremo con le parti sociali».
A prudentissima proposta, prudentissima apertura da parte di Cgil, Cisl e Uil. «La strada è percorribile - osserva il segretario generale aggiunto della Cisl, Pierpaolo Baretta - ma a tre condizioni: lasciare al lavoratore la libertà di scegliere il momento del pensionamento, in un sistema flessibile; non si tocchino i coefficienti di trasformazione, per non ridurre le pensioni; la previdenza complementare (bloccata dalle diatribe sul Tfr, ndr) deve ripartire al più presto. Con queste premesse, si può discutere». Interessante il riferimento ai coefficienti: la riforma del ’95 prevede infatti una loro verifica ogni dieci anni, ma il primo controllo fissato per il 2005 non ha avuto luogo. E meno male che Damiano parla della riforma Dini come di una «stella polare».
Cauti nelle loro risposte anche i segretari confederali di Cgil e Uil, Beniamino Lapadula e Domenico Proietti. Per prima cosa i due dirigenti sindacali confermano che lo «scalone Maroni» va eliminato; del resto si può discutere, ma con grande prudenza. L’età pensionabile si può innalzare solo su base volontaria, avverte Proietti. Lapadula spiega: «Bisogna garantire la flessibilità di pensionamento, con incentivi per chi resta più a lungo». Si potrebbe lavorare fino a 67 anni, con un premio per chi accetta di rinviare il pensionamento.

Insomma un superbonus alla Maroni, ma riveduto e corretto.

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