E' morto Josè Saramago, lo scrittore portoghese premiato col Nobel nel '98

L'intellettuale muore all'età di 87 anni a Tias. Si dedicò alla scrittura dopo la "rivoluzione dei garofani", che pose fine alla dittatura di Salazar nel 1974. Vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1998

E' morto Josè Saramago, 
lo scrittore portoghese 
premiato col Nobel nel '98

Madrid - Lo scrittore portoghese Josè Saramago è morto oggi nella sua casa di Lanzarote, a causa di una leucemia cronica. Aveva 87 anni e da almeno uno era in precarie condizioni di salute. Si è spento dopo le 13 di oggi; al suo capezzale c’era la moglie, Pilar del Rio. Aveva passato una notte tranquilla e fatto colazione. Poi si è sentito male. Poeta, romanziere e giornalista, è stato l’unico autore di lingua portoghese ad avere ricevuto il Premio Nobel per la Letteratura (1998).  

Intellettuale comunista Nato nel 1922 ad Azinhaga, primogenito di una povera famiglia contadina che tre anni dopo si trasferì a Lisbona, Saramago trascorse l’infanzia lavorando per mantenere al famiglia, dopo essere stato costretto ad abbandonare la scuola. Nel 1959 si iscrive al Partito Comunista che, sotto il regime di Salazar, opera in clandestinità Negli anni Sessanta diventa uno dei critici più seguiti del Paese e nel ’66 pubblica la sua prima raccolta di poesie, "I poemi possibili". Diventa quindi direttore letterario e di produzione per dodici anni di una casa editrice e dal 1972 al ’73 curatore del supplemento culturale del "Diario de Lisboa".

Oppositore di Salazar Sotto la dittatura (terminata nel 1974) si oppose fermamente al regime e, proprio per questa ragione, fu ostacolato nella sua attività di giornalista. Convinto comunista, Saramago non nascose mai le proprie convinzioni. Allo scrittore Juan Arias, che scrisse un libro su di lui, Saramago rispose che "neanche per tutti i Nobel del mondo sarebbe stato disponibile a tradire la propria vocazione politica".

Lo scrittore Dopo la fine della dittatura in Portogallo Saramago iniziò l'attività di scrittore. Anche se in precedenza fece un'sperienza come critico letterario. Il suo primo romanzo risale al 1947: Terra do pecado. Dopo trent’anni di silenzio, segnato però dalla pubblicazione di alcuni libri di poesie e dagli articoli come giornalista (vice direttore del quotidiano Diario de Noticias nel ’75), uscì "Manuale di pittura e calligrafia", vero inizio di una carriera letteraria riconociuita internazionalmente con "L’anno della morte di Ricardo Reis" (1984) e culminata nel Premio Nobel concessogli nel 1998.

Abbandonò il Portogallo Ateo confesso, ebbe problemi con il governo portoghese che rifiutò di presentare il suo "Vangelo secondo Gesù Cristo" al Premio Letterario Europeo, abbandonando per protesta il Paese e trasferendosi a Lanzarote.

L'iberismo Saramago fu uno dei sostenitori dell’iberismo, il movimento che propugna l’unificazione di Spagna e Portogallo, i due paesi della penisola iberica, cui dedica anche il romanzo "La zattera di pietra".

Accuse di antisemitismo Per le sue posizioni sul conflitto Medio oriente verrà accusato di antisemitismo, mentre per il Memoriale, ma soprattutto per il suo Vangelo e il testo teatrale "La seconda vita di Francesco d’Assisi" ha subito gli attacchi dalla Santa Sede. Saramago aveva pubblicato il suo ultimo racconto alla fine del 2009, "Caìn", una rivisitazione ironica del Vecchio testamento molto criticata dalla Chiesa cattolica.

L'odio verso Berlusconi Sulla versione italiana del suo blog (il Quaderno di Saramago) il post più letto è "La Cosa Berlusconi". Una sequela di invettive contro il premier italiano, che paragonò a Catilina, di cui forniamo solo un breve accenno: "Non trovo altro nome con cui chiamarlo - scriveva -. Una cosa pericolosamente simile a un essere umano, una cosa che dà feste, organizza orge e comanda in un paese chiamato Italia. Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte morale del paese di Verdi se un profondo rigurgito non dovesse strapparlo dalla coscienza degli italiani prima che il veleno finisca per corrodergli le vene distruggendo il cuore di una delle più ricche culture europee...".  Einaudi aveva scelto di non pubblicare una raccolta di suoi scritti, il "Quaderno", che era stato poi editato da Bollati Boringhieri.

Saramago non si era scomposto cogliendo l'occasione per polemizzare ancora: "Tutti - sentenziò - hanno il diritto di indignarsi, per quello che accade nelle sfere della politica e della religione o della società stessa, se a loro sembra che ci sia del male".

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