E Mosca scatena la macchina fiscale addosso ai georgiani

Si moltiplicano anche le espulsioni di cittadini della Georgia residenti «irregolari» in Russia

da Mosca

L’ira della Russia nei confronti della «fedifraga» Georgia non risparmia l’intellighenzia trapiantatasi a Mosca dalla piccola Repubblica caucasica: sono finiti nel mirino del fisco e della Corte dei conti il celebre scrittore Grigori Ckhartishvili, meglio noto al pubblico mondiale come «B. Akunin» e il controverso scultore di colossi Zurab Tzereteli, direttore dell’Accademia russa delle belle arti e gran favorito del sindaco di Mosca Iuri Luzhkov.
Akunin, conosciuto anche in Italia per il suo «detective dello zar» Erast Fandorin, non si è scomposto più di tanto per la visita degli ispettori delle tasse: «Sono ben noto alle case editrici per la mia mania di mettere tutto assolutamente in regola. Ma non avrei mai pensato di rivedere nel Paese le purghe etniche. Come uomo pubblico, per me è più facile difendermi, ma posso immaginare come si sentono le migliaia di persone i cui destini non interessano i giornali».
Tzereteli, le cui megasculture infestano la nuova Mosca con controversa accoglienza da parte del pubblico, non commenta: è all’estero. La Corte dei conti ne attende con ansia il ritorno per chiedergli ragione di 2,1 milioni di rubli (circa 62mila euro) di pubbliche commissioni che risultano spesi in modo poco chiaro. Per lui parla comunque la portavoce dell’Accademia delle belle arti, Galina Gordopolova, che sottolinea come «avevamo già subito controlli quest’anno e non era risultato nulla di sospetto».
Il blocco di Mosca contro Tbilisi continua, mentre si intensifica la «caccia» al georgiano irregolare - circa un milione di cittadini di quella Repubblica è emigrato in Russia in cerca di maggior fortuna - e si moltiplicano i provvedimenti di espulsione: solo ieri 143 persone sono state rispedite oltre confine per varie irregolarità.
Formalmente i provvedimenti sono ineccepibili: il procuratore russo Iuri Ciaika ha replicato alle accuse georgiane di «pulizia etnica» sottolineando che la polizia russa si limita ad applicare le leggi.

Ma la mano pesante non sfugge all’umorismo popolare, che si è scatenato in un diluvio di aneddoti e barzellette: dalla deportazione in stile staliniano delle statue di Tzereteli, alla chiusura dell’ambasciata georgiana a causa di slot machine irregolari (le autorità di Mosca hanno chiuso quattro casinò gestiti da cittadini di Tbilisi), a nuovi metodi di lotta contro la criminalità organizzata attraverso liti mirate con i vicini.

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