Natascha Kampusch ha mantenuto la promessa. A febbraio diventerà una conduttrice tv. Una di quelle ragazze tutto pepe, abiti alla moda e parlantina veloce. Star di un talk show che andrà in onda a partire da febbraio sull’emittente austriaca «Plus4». Otto anni in uno scantinato, con quell’uomo che pretendeva di essere chiamato «sire», come i re nelle favole, fingere di vivere come in una sit-com dal sapore surreale, aspettare Wolfgang Priklopil, l’aguzzino che tornava a casa, cucinare, lavare, guardare la tele insieme con il plaid sulle gambe, obbedire agli ordini, non vedere nessuno, mai. E non piegarsi.
Non piegarsi nemmeno fuori, quando ormai l’incubo era finito, quando Priklopil dopo la sua fuga si era ucciso, togliendo per sempre il disturbo. Gli esperti teorizzavano crolli possibili e imminenti: «Uno choc emotivo è molto probabile, ora la ragazza non si rende ancora conto. Ha bisogno di tempo per capire, per imparare ad ascoltare il suo dolore». Ma Natascha ha continuato la sua battaglia, otto anni buttati in un garage erano già troppi per concedersi altre pause. Si è ripresa la sua vita, non cede ai rimpianti, guarda avanti e corre veloce. Nessun crollo ma pause studiate a tavolino. Nessuna crisi ma apparizioni mediatiche calcolate. Dopo le interviste e i libri, Natascha aveva deciso di tagliare drasticamente le sue apparizioni televisive per concentrarsi sul suo trionfale ritorno. Ospite? No, conduttrice. Del resto lo aveva già promesso in una delle prime interviste: «Da grande? Ho due sogni da realizzare, la giornalista o la psicologa».
È passato un anno e mezzo dalla fuga e la ragazza ha scoperto che esisti se vai in tv. Non basta stare fuori da una prigione, da uno scantinato, per sentirsi viva. Servono i riflettori. Per febbraio ormai è tutto pronto. Gli autori del programma, prima serata, sono convinti che gli ascolti saranno alti, molto alti. L’ingrediente magico sarà questa ragazzina con una storia mostruosa alle spalle, quella che «poveretta, chissà che vita di inferno le aspetterà adesso». Ma lei ha dimostrato che il vittimismo è banale. La sua seconda vita sarà, deve essere, da protagonista: «Non sono un oggetto mediatico passivo».
Basta dare un’occhiata al suo blog: «Il mondo di Natascha». Foto sensuali e ammiccanti, lei mentre si lascia intervistare, lei a Barcellona, lei che posa con abiti da sera, i suoi progetti, raccolte di giornali del ’98 il giorno del suo rapimento, e poi della sua liberazione. C’è anche una sua presentazione audio in cui augura a tutti buon divertimento. Un messaggio chiaro: Natascha non si lascia strumentalizzare, la sua storia è roba sua.
Un affare che gestisce lei, i diritti d’autore, le rivelazioni e i particolari choc li amministra lei. Solo lei. E rilancia: «Non condurrò interviste tradizionali con le solite banali domandi. Un colloquio molto aperto in cui troveranno posto anche lati sconosciuti dei miei interlocutori».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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