E la nuova linea C già perde i pezzi: in pericolo l’intero tratto centrale

Dopo la rinuncia alla stazione «Argentina» difficoltà in vista anche per «Chiesa Nuova»

Saltano come tappi di spumante le fermate delle nuove linee metropolitane capitoline. Peccato che per i romani motivi per brindare non ce ne siano, specie pensando a come il Campidoglio ovatti sistematicamente queste notizie. Dopo la recente soppressione della fermata «Nomentana» della B1, ora è la volta di «Argentina», una delle stazioni più strategiche della futura Metro C. Facilmente intuibile il motivo: il rinvenimento, durante i sondaggi archeologici, di importanti reperti della Roma agrippina nel cantiere davanti alla chiesa di Sant’Andrea della Valle. A confermarlo, con alcune dichiarazioni rilasciate giorni fa a un quotidiano, è stato l’amministratore delegato di Roma Metropolitane, Federico Bortoli: «È una rinuncia sofferta ma accettabile. Argentina si trova a 350 metri dalla stazione di piazza Venezia, era quindi molto ravvicinata». E pazienza se la rinuncia «sofferta ma accettabile» farà saltare anche il nodo di scambio della linea C con il tram 8. Del resto già il Soprintendente archeologico capitolino, Angelo Bottini, il 30 aprile aveva confessato al settimanale del Sole 24 Ore, Edilizia e Territorio, che «la nostra indicazione è quella di non proseguire in alcuni punti con la costruzione delle uscite rinunciando alla stazione di largo Argentina, molto vicina ad altre due sulla linea. Mentre su piazza Venezia - spiega Bottini - c’è un nodo cruciale. La stazione serve alla funzionalità complessiva della metro C e abbiamo forti perplessità sulla localizzazione nella parte centrale della piazza, con testimonianze significative e complesse. Suggeriamo nuovi sondaggi prima della valutazione finale».
Una cautela, quella del Soprintendente, che stride con i toni trionfalistici con cui si era concluso il vertice in Campidoglio sulla metro C di venerdì scorso - cui hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco Walter Veltroni, gli assessori Calamante e Causi, il presidente di Roma Metropolitane Chicco Testa e il Soprintendente comunale ai Beni culturali, Eugenio La Rocca -, e durante il quale si erano ipotizzate addirittura tre uscite per «Venezia»: la prima su via dei Fori Imperiali di fronte al Museo del Risorgimento, la seconda su piazza Madonna di Loreto e una terza in via Cesare Battisti, giudicata «problematica e meno sicura» a causa dei ritrovamenti archeologici. Uno scenario ottimistico almeno in relazione ai numerosi scavi preliminari - dagli esiti incerti e quasi da accanimento terapeutico - che stanno interessando la piazza.

Di sicuro, finora, c’è solo il de profundis per «Argentina» che, oltre a confermare quanto riportato più volte su queste colonne negli ultimi mesi, aumenta i dubbi sull’effettiva realizzazione dell’intera tratta centrale della terza linea: anche il futuro della fermata successiva di «Chiesa Nuova» infatti, sembra sempre più a rischio, come dimostrano i nuovi sondaggi disposti a piazza Sforza Cesarini dopo il ritrovamento, nel cantiere originario, dei resti di un «edificio abitativo a uso privato di piena età imperiale». Questo almeno è quello che riferisce il sito internet della Soprintendenza archeologica, nella stessa pagina in cui alla voce «stazione Argentina» ancora si legge: «Sono in corso valutazioni di natura progettuale».

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