E ora banche del Dna e più poteri ai sindaci

Una concreta risposta ai delitti che colpiscono più da vicino, e ogni giorno, i cittadini, come i furti, le rapine, gli atti di violenza, e che riguardano spesso i soggetti più deboli, deve consistere, anzitutto, nell’utilizzazione di strumenti efficaci e che agiscano a livello preventivo.
Sotto il profilo della strumentazione viene anzitutto il presidio del territorio attraverso la presenza fisica dello Stato nelle zone più a rischio. Bisogna che le forze dell'ordine instaurino rapporti con i cittadini nei singoli quartieri radicandosi e creando quei collegamenti di confidenza e di fiducia che oggi mancano. In secondo luogo, la visibilità delle forze dell'ordine è determinante per la protezione dei cittadini. Oggi poche pattuglie di polizia presidiano le vie della città e molte zone periferiche sono del tutto lasciate a se stesse. Bisogna collocare nei quartieri punti di osservazione che siano ben evidenti tanto di giorno che di notte, ai quali i cittadini possano immediatamente rivolgersi. Il controllo del territorio è reso difficile anche da un insufficiente coordinamento tra le forze dell'ordine (vigili urbani, carabinieri, polizia, guardia di finanza, ecc.). Si deve creare, perciò, un gruppo interforze per organizzare la prevenzione su tutto il territorio sotto il comando del sindaco che, più d'ogni altro, conosce lo stato dell'ordine pubblico, in città, e comunque ne è responsabile nei confronti dei cittadini.
Per l’attività di repressione del crimine è necessario definire con precisione le competenze di carabinieri, polizia e guardia di finanza, così da eliminare l’attuale conflittualità che tanto danno ha recato alla efficienza delle indagini. A lato, e a completamento, della costante presenza in tutti i quartieri di forze dell'ordine, può istituirsi la figura del giudice di quartiere, che giudichi per direttissima gli arrestati, e che sia in attività 24 ore su 24, come avviene in altri Paesi.
Ha una sicura efficacia dissuasiva anche la predisposizione di impianti di ripresa tv nei luoghi più esposti al rischio di attività criminali: una tale strumentazione, oltre ad agevolare le indagini, avrebbe l’effetto di dissuadere i possibili autori di crimini.
Bisogna anche indurre i cittadini a rendersi parte attiva nella difesa della sicurezza anche affidando ai comitati di quartiere il compito di collaborare con il gruppo interforze segnalando le situazioni a rischio. Si deve anche incentivare la predisposizione di impianti privati per la sicurezza defiscalizzando i costi sostenuti e in taluni casi anche concedendo dei contributi economici. È necessario aumentare le forme di controllo sulle persone, sia pure nel rispetto della privacy. Non c’è motivo perché non siano anche memorizzate le impronte digitali, o il Dna, così da creare un completo archivio per le indagini.
L’archivio centrale dovrebbe essere poi collegato con tutte le sedi periferiche delle forze dell’ordine, con le case circondariali e con i posti di frontiera. Un problema particolare riguarda l’identificazione degli immigrati, che, com’è noto, mutano continuamente identità rendendo difficili le procedure di espulsione oltre che la ricostruzione delle loro attività criminali. Si dovrebbe prevedere per legge che gli immigrati dai paesi ad alta tendenza criminale (Albania, Marocco, Nigeria ecc.) debbano recare con sé un documento, a loro rilasciato al momento dell’ingresso in Italia, contenente le generalità, le impronte digitali ed eventualmente il Dna. Dovrebbe costituire un illecito che comporti l’arresto in flagranza e la successiva espulsione, l’assenza di tale documento.
Infine, ed è uno dei nodi della sicurezza, bisogna tornare a controllare chi entra nel nostro paese, visto l'alto tasso di criminalità da parte di immigrati, anche comunitari.

Il Trattato di Schengen consente che, per esigenze di ordine pubblico o di sicurezza nazionale, lo Stato, in caso di urgenza, possa adottare le misure necessarie a tutela del suo territorio; ciò consente i controlli alle frontiere, e l'espulsione, anche di cittadini comunitari. È venuto il momento di farlo.
*Avvocato e deputato
di Forza Italia

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