E Pannella insiste: «Rinviamo il voto»

BARAONDA La Bonino chiede di ritirarsi, il leader la blocca e rilancia: spostiamo le elezioni Interviene Bersani: non ci sto

RomaGiacinto detto Marco ne ha tirata fuori un’altra dal cilindro. «Una sanatoria sul piano delle firme per coloro che hanno già presentato nei termini previsti le liste e, per poter consentire un minimo di campagna elettorale seria e fatta bene, spostare di 30 giorni la consultazione elettorale», ha detto il leader radicale Pannella all’assemblea del movimento ieri a Roma.
Una sorpresa, un intervento del tutto inatteso dopo che per giorni Emma Bonino e i suoi mentori avevano agitato lo spettro del ritiro dalla competizione nel Lazio come estrema forma di protesta contro il decreto «salva liste». E non a caso ieri il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, messo in allarme dalle recenti mattane pannellian-boniniane, ha ordinato a un componente del suo staff di seguire la diretta radio dell’assemblea e di renderlo edotto sui contenuti salienti della kermesse.
Un istrione della politica come Pannella, infatti, non si può prendere sotto gamba. Mai. «Vogliamo siano normalizzate e regolarizzate le elezioni - ha sottolineato il leader radicale - che altrimenti verrebbero annullate successivamente, con grave scandalo dalla giustizia italiana e dalla giurisdizione europea». Di qui la richiesta-choc del rinvio della consultazione «per avere quattro settimane piene di campagna elettorale».
In realtà, l’assemblea, momento catartico del radicalismo originario, avrebbe dovuto deliberare sulla partecipazione alla competizione elettorale oltreché di quella alla manifestazione di piazza del Popolo sabato, ma Pannella l’ha trasformata more solito in un’occasione per riversare sulla platea la propria visione del mondo. Dietrofront della Bonino? «Dico no all’Aventino anche perché non mi sembra che il ritiro sia tecnicamente possibile».
E poi un buffetto a Bersani «coraggioso» per aver stretto un accordo elettorale con i radicali e pollice verso per Franceschini («l’ottusità e la scemenza dei suoi mesi di gestione del Pd sono inenarrabili»). Non poteva mancare il solito attacco alla Rai partitocratica, colpevole di aver ospitato Renata Polverini più e più volte a Ballarò facendo campagna elettorale occulta.
A quel punto non poteva più star fermo Pier Luigi Bersani, ascoltando i resoconti e leggendo di Emma Bonino proclamare, nonostante i moniti pannelliani, che «non è pensabile che si decida di andare avanti come se niente fosse successo», che «c’è una mancanza di decenza istituzionale» e che «la legge elettorale è obsoleta e va cambiata perché si devono tutelare con la legalità non solo i diritti degli elettori del Pdl ma anche quelli di tutti i cittadini». E dunque ha annunciato in pompa magna la propria partecipazione all’assemblea.
«Non sottovaluto i problemi giuridici ma andiamo al sodo: lasciamo stare i cavilli, andiamo a votare e andiamo a vincere», ha detto Bersani ai radicali respingendo sia la proposta di rinvio che l’ipotesi del ritiro. «Sono convinto - ha aggiunto - che abbiamo ottime ragioni. Non ci indeboliamo da soli. La palla della confusione e del pasticcio è tutta di là, lasciamogliela di là».
Ma al povero segretario i teatri non devono portar bene e così, dopo i fischi dell’Ariston, sono seguiti i mugugni del teatro dei Comici. Il segretario ha ricevuto, sì, qualche applauso ma i militanti radicali lo hanno richiamato al rispetto delle regole. L’ex ministro, però non s’è perso d’animo e ha ribattuto: «Un rinvio in tutta Italia farebbe sembrare che questo avviene per il problema nel Lazio e la gente potrebbe non capire».
Il guaio del Pd, tuttavia, è che nel campo del centrosinistra non riesce mai a dire l’ultima parola.

Passi per le intemperanze dipietriste, ma anche con il quasi ottuagenario Pannella il segretario Bersani ha dovuto impallidire dinanzi alla controreplica del fondatore. Rinunciare al rinvio? «Neanche per sogno», la sintesi del fluviale intervento. E forse questa volta Giacinto detto Marco non ha nemmeno tutti i torti visto che Bonino è tornata in svantaggio nei sondaggi.

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