E il «partitu du pilu» raccoglie adesioni in massa

RomaUna buona commedia ritrae la realtà caricando il segno su miserie e umane contraddizioni. Nella promozione di una buona commedia - dicono - la realtà deve essere copiata fedelmente, scimmiottandone usi e costumi. Ne sono un esempio felice (perché allegro) i gazebo elettorali comparsi ieri in molte città italiane per raccogliere firme e adesioni al «Partitu du pilu», quel nuovo aggregato politico nato dalla fervida fantasia di Cetto La Qualunque.
Gazebo a regola d’arte. Non manca niente: megafoni, palloncini, programmi elettorali, spillette e soprattutto banchetti dove apporre firme e adesioni. Quello romano ha scelto una cornice strategica: piazza della Repubblica. A poche centinaia di metri dalla stazione Termini e davanti a via Nazionale, in uno dei luoghi più frequentati da romani e turisti. E sono in tanti ad avvicinarsi. I giovani si chinano sul banchetto già armati di un sorriso complice. Gli anziani, invece, amareggiati da tante primavere prive di fioriture, sperano si tratti dell’ennesimo movimento politico cui riversare le proprie frustrazioni. Il nuovo film di Antonio Albanese, Qualunquemente, uscirà nelle sale il prossimo venerdì. Nell’attesa la casa di produzione ha deciso di scaldare l’ambiente e di vedere quanto il Partitu du pilu sia già entrato nell’immaginario collettivo. «In appena tre ore abbiamo raccolto oltre trecento firme» spiega con un sorriso molto professionale un giovane «volontario» in giacca e cravatta. A conti fatti, questa sera, quando chiuderanno i seggi di queste improprie primarie, gli aderenti al partito di La Qualunque potrebbero essere in tutta Italia oltre cinquemila. Magari nessuno di loro, però, sa chi sia Guglielmo Giannini. Il cronista malizioso prova a chiedere. Qualcuno fa spallucce. Altri provano a balbettare qualcosa sul calcio. I cinefili dicono sicuri: «un attore!» Pare, insomma, che nessuno colga il nesso tra il personaggio di Albanese e il fondatore del giornale L’Uomo qualunque. Il qualunquismo di oggi ha, infatti, cambiato radicalmente i connotati. E il libertario calabrese, insofferente di ogni norma e di ogni dovere civile, esalta la legge della giungla come unico antidoto alle ipocrisie del politically correct.
Una volta chini sul banchetto i «sostenitori» di Cetto si esaltano con gli slogan politici che fanno piazza pulita della retorica mediatica. «Prima voti, poi rifletti», «I have no dream, ma mi piace u pilu».

E leggono attentamente il vademecum del militante qualunquista di oggi che inizia così: «Il sostenitore di Cetto deve essere di bella presenza, automunito e deve essere uscito dal carcere da almeno 24 ore». E soprattutto deve aderire con entusiasmo al più drastico dei suoi slogan: «Basta con la disoccupazione! Basta col carovita! Basta con la giustizia!» Molto meno paradossale, visti i tempi, di quello che sembra.

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