E il premier sfila al supermarket

Laura Cesaretti

da Roma

Esce dalla sua casa di Via Gerusalemme, a Bologna, proprio mentre a Roma Silvio Berlusconi sta per salire sul podio. Ignora la diretta tv del corteo e va a fare spese, Romano Prodi, mentre l’opposizione invade le strade di Roma e la folla di piazza San Giovanni accoglie con ovazioni l’arringa del suo leader contro il governo.
Il premier ostenta un largo sorriso, sottobraccio all’immancabile moglie Flavia: osserva le vetrine natalizie, compra cibarie al supermercato, si ferma pure al bar per un caffè, poi rientra a casa con le buste della spesa. D’altronde l’aveva preannunciato, di non voler assistere allo spettacolo del suo antagonista acclamato a San Giovanni. Fin dal mattino, la linea di Prodi era quella del minimizzare: «Le manifestazioni sono parte integrante della democrazia, quindi non ci trovo niente di strano o di particolare», ripeteva. E davanti alle notizie sulla piazza strapiena che gli riportavano i cronisti, chiedendogli se il successo della protesta avrebbe cambiato qualcosa, il Professore reagiva seccato: «Ma stiamo scherzando? Le decisioni del governo sono state prese in piena coscienza per l'interesse di tutti gli italiani, ed è l'interesse di tutti che a me preme. Se ci sono persone scontente manifestano». Ma poi, garantisce il premier, «si vedranno i risultati».
In casa Ds, al di là delle dichiarazioni pubbliche, si percepiva ieri un certo nervosismo per l’atteggiamento del premier e per la sua linea del «far finta di nulla», come qualcuno al Botteghino la definisce. Mentre invece «non si può prendere sottogamba il malcontento reale che c’è», e che non traspare solo dalle piazze piene ma anche dai sondaggi sempre più allarmanti. E alla preoccupazione della Quercia, e all’ansia di aprire una «fase due» del governo più volte sollecitata da Piero Fassino, dà voce Umberto Ranieri, che avverte: «Sbaglierebbe il centrosinistra a sottovalutare il significato politico e la portata della manifestazione di Roma». E invita il governo a trarne insegnamento, accogliendola come uno «stimolo a procedere con più determinazione nella realizzazione delle riforme economiche di cui ha bisogno il paese».
Mentre il leader della Margherita Francesco Rutelli si fa notare per il suo silenzio, ai Ds tocca cercare di rintuzzare l’offensiva mediatica del Cavaliere trionfante di piazza San Giovanni. E così Fassino, D’Alema e giù per li rami gli altri dirigenti attaccano. «C’è una crisi politica nel centrodestra», assicura il segretario della Quercia evocando la contromanifestazione di Casini. Mentre quella di Berlusconi «ha avuto un esito scontato». E poi respinge duramente la richiesta di riconteggio dei voti ribadita dal leader della Cdl: «Brogli è una parola che si pronuncia quando si hanno le prove concrete e materiali e ciò è avvenuto. Se no si fa solo un'opera irresponsabile di destabilizzazione della fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nella politica».
Massimo D’Alema conta sul proprio proverbiale sarcasmo, spargendone a piene mani: due milioni in piazza? «Voglio verificare con la Questura...», anche se ammette: «Certamente si è trattato di una grande manifestazione, come è naturale in un paese democratico». Ma non servirà, fa capire: «Anche durante il governo Berlusconi c'è stato un ciclo di manifestazioni contro il governo, non è questo il problema. Se potessi dare un consiglio a Berlusconi gli direi: è partito come se dovesse fare i cento metri ma questa gara è una maratona quindi risparmi il fiato perché noi intendiamo governare cinque anni».

Il coordinatore della segreteria ds Migliavacca ha visto saluti romani nella diretta tv, e ammonisce: «Quando si fa una manifestazione solo per fare del facile populismo senza una piattaforma e una proposta alternativa, si aprono le porte alle manifestazioni più deteriori e retrive».

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