E la Regione toglie la voce ai primari

Fabrizio Graffione

«Siamo stati messi da parte. Vogliono ascoltare tutti, infermieri, associazioni di volontariato, farmacisti, medici, ma evidentemente dei pareri squisitamente tecnici dei primari ospedalieri non gli interessa granché. Eppure anche noi, come abbiamo sempre fatto, vogliamo dare il nostro contributo per migliorare il servizio sanitario ligure e quindi il bilancio della Regione, nell’interesse dei cittadini». A parlare con amarezza è Giovanni Regesta, presidente dei primari ospedalieri del San Martino e autorevole esperto della gestione del servizio sanitario, tanto che le sue proposte sono state accolte di recente anche dai colleghi della Asl spezzina.
Nel maggio scorso è passato in giunta il nuovo disegno di legge 183 sul riordino del servizio sanitario regionale. A luglio il documento dovrà essere sottoposto al consiglio regionale. In questi giorni vengono convocate le audizioni di tutti i soggetti coinvolti nella gestione della sanità ligure, dai sindacati agli ordini professionali al volontariato. Tutti. Tranne il rappresentante dei primari dell’ospedale San Martino. L’assessore alla Sanità Claudio Montaldo e il presidente della stessa commissione Antonino Miceli, entrambi Ds, hanno infatti detto «niet» a Giovanni Regesta, presidente del collegio dei 47 professori che operano nella struttura più grande e importante della Liguria. E questo nel momento in cui il Governo Prodi ai suoi stessi colleghi del centrosinistra ligure ha dato il cartellino giallo per le spese sulla Sanità minacciando una pesante stangata fiscale. «L’assessore Montaldo mi ha ricevuto qualche volta - spiega Regesta -, ma dei consigli che ho fornito, di concerto con i miei colleghi ovviamente, non ne è stato accolto nemmeno uno. A differenza di giunte precedenti, di qualsiasi colore, che almeno qualcosa avevano tentato o erano riuscite a realizzare». «È una presa di posizione gravissima aver rifiutato l’invito a una persona stimata ed esperta come Regesta - commenta il vicepresidente della commissione regionale alla Sanità Matteo Rosso -. Noi eravamo disposti ad ascoltarlo come gli altri membri della commissione. Invece è arrivato lo stop di Montaldo e Miceli».
Secondo i rappresentanti del centrosinistra il collegio dei primari non è un organo istituzionale e quindi non ha diritto di audizione. Una giustificazione che, se dal punto di vista burocratico può essere accettabile, non lo è da quello pratico, considerato che Regesta è stato sempre ascoltato ufficialmente, come i suoi predecessori, dalle giunte di tutti i colori. Adesso, Rosso e il capogruppo di Forza Italia in Regione Luigi Morgillo presenteranno formale protesta, chiedendo l’ammissione di regesta. «L’atteggiamento del centrosinistra è dannoso per i cittadini - attacca Rosso -. Alzare un muro con i primari, invece di ascoltare proposte su questioni tecniche e non certo politiche, dimostra la rigidità con cui viene governata oggi la nostra regione».
Numero uno del dipartimento di patologie testa e collo, primario di neurologia, Regesta ha 64 anni e da molto tempo si impegna per migliorare il funzionamento del San Martino. «Alle audizioni ascoltano tutti - dice -. Come gli altri ho inviato la lettera con la richiesta di essere ricevuto in commissione, ma dopo alcuni giorni mi ha telefonato Miceli spiegando che non era possibile e che Montaldo era contrario.

Negli anni scorsi tutti i politici, di qualsiasi parte, ci avevano ascoltato. Anche perché siamo espressione delle professionalità mediche del principale ospedale della regione e quindi siamo titolati a esprimere pareri e proposte tecniche». Titolati sì, ma non in Regione.

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