E «Repubblica» prega l’Arci: aiutateci a trovare le firme

Dato che San Siro è schierato col premier per questioni calcistiche, SanToro è già nella squadra degli anti-berluscones e per Santa Claus bisogna aspettare ancora tre mesetti, quelli di Repubblica si votano - per quanto laicisti convinti - a Sant’Antonio. E alla relativa catena, realizzata con l’aiuto dell’Associazione ricreativa culturale italiana: l’Arci.
Non c’è modo migliore per arrivare a quel mezzo milione di firme più o meno virtuali all’appello per la libertà di stampa a cui si punta. Una bella campagna di mail a tappeto con tanto di link al modulo per l’adesione e conseguente, fatale incazzatura da parte di chi - legittimamente - metterebbe più volentieri il proprio nome e cognome su una cambiale che su quell’appello. Firma e fai firmare, altrimenti sono sette anni di sfiga, ti muore il gatto, non copuli manco se ci mette mano il Padreterno e perdi tutte le partite a «campo minato» da qui all’età della pensione.
Certo, mica la redazione di largo Fochetti si mette a inviare mail spam, però. Sono cose da plebei, a Scalfari per l’orrore verrebbe la barba fucsia. Meglio dunque scegliersi uno sparring partner. Qualcuno che - in questa manovra di accerchiamento degli internauti - faccia il lavoro sporco. Come per esempio l’Arci, gente che della mail selvaggia ha fatto un cavallo di battaglia. Vai a un concerto senza pregiudizi ideologici, fai l’errore letale di lasciare il tuo indirizzo all’ingresso e zac! Il giorno dopo anneghi negli appelli antirazzisti, anticapitalisti, antimilitaristi, anticlericali, anticoncezionali e pure anticaduta dei capelli.
Ecco, da ora anneghi pure negli appelli a firmare l’appello, in una assillante matrioska di imbonitori di democrazia on line: «L’Arci nazionale è stata contattata dalla redazione del quotidiano La Repubblica - si legge nella mail titolata “Sos firma appello giuristi” inviata da Arci a destra e soprattutto a manca-, che chiede un aiuto per il raggiungimento entro la settimana di quota 500.000 firme. Vi invitiamo quindi a sollecitare voi e le vostre conoscenze a firmare e far firmare l’appello, andando sul sito www.repubblica.it». Insomma, da soli non ce la fanno, serve l’aiuto da casa (o dal circolo) di «Chi vuol esser milionario». Dato che, dopo l’articolo de il Giornale, hanno dovuto togliere dal conteggio i vari Topo Gigio, Arsenio Lupin, Galeazzo Ciano, Emilio Fede e chi più ne inventa più ne tarocca, ora serve una mano. E chi può rendersi utile se non un’associazione da sempre politicamente (pardon, socialmente) impegnata e con un parco di potenziali firmatari che spazia dai centri sociali ai licei occupati?
Anche perché ormai tutti gli intellettuali del giro sono stati arruolati, in una campagna-acquisti che sembra quella del Real Madrid. Per esempio, ieri era «il giorno degli scrittori», con Jonathan Coe, Patrick McGrath, Nick Hornby. A cui probabilmente hanno chiesto: gentile autore britannico, lei preferisce la censura birmano-brezneviana o la libertà? Be’, a occhio direi la seconda. E allora non può non firmare. Vabbé, allora firmo. E pazienza se l’Italia non è né Myanmar, né una repubblica socialista. E pazienza pure se - come candidamente dichiarato dal leader francese Daniel Cohn-Bendit, «è assurdo paragonare Mussolini a Berlusconi. Berlusconi ha il consenso elettorale». Già, però una firmetta pure lui l’ha messa. A prescindere, per simpatia o affinità culturale. Come Abram Yehoshua. Sì, lo scrittore israeliano che tutto il caravanserraglio della sinistra radicale ha duramente boicottato alla Fiera del Libro di Torino, quando si bruciavano in piazza le stelle di David. Potenza degli appelli anti-Berlusconi: fanno stare insieme il diavolo, l’acqua santa e pure il pane azzimo.
Insomma, dato che l’intellighenzia radical di tutto il mondo si è unida e giammai sarà vencida, ora bisogna trovare il pueblo. E chi meglio dell’Arci, così «popolare» per tradizione, può muovere i forum? Con un’unica, singolare incoerenza di fondo. Era dicembre e il Giornale aveva pubblicato un’inchiesta sui benefici fiscali - reali - dei circoli Arci. La replica del presidente Paolo Beni fu secca: «Il giornalismo spazzatura, che si alimenta di falsità e volgarità, non meriterebbe alcuna risposta, se non quella dei nostri legali, a cui abbiamo già dato mandato di tutelare l’onorabilità della nostra associazione». Perbacco. C’era di che scendere in piazza, o quantomeno sul pianerottolo, per indignarsi del vile attacco intimidatorio.

Ma forse per colpa del rigido inverno milanese non manifestò nessuno.
Nessuno, compresi i sepolcri imbiancati dell’Arci. Gli stessi che oggi aderiscono all’appello ma che 9 mesi fa volevano mandare tanti saluti bollati a quella libertà di stampa per cui ora firmano. E fanno firmare.

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