E Rifondazione spacca la giunta Penati

Gianandrea Zagato

Sono pronti a tagliare la «catena» che impedisce l’ingresso alla scuola islamica di via Quaranta. Sono i pasdaran del ghetto, quelli del centrosinistra irritati dall’uscita di Filippo Penati. Sorpresi e delusi dal diessino presidente della Provincia sostenitore della chiusura di quell’istituto che sostiene «promuove separatezza e non integrazione».
Linea ufficiale di Palazzo Isimbardi che smentisce ogni altra «opinione» degli assessori «espressa quindi a titolo personale». «Quell’esperienza scolastica non poteva piacerci, bisognava cioè darle un taglio» rimarca Penati: «Chi la frequentava può adesso entrare in una scuola pubblica, dove esiste una realtà già collaudata di integrazione con studenti italiani che è il sale del confronto e del dialogo. Quanto al percorso verso una scuola paritaria, be’ non è un diritto ma l’accettazione di regole che la comunità musulmana spero possa accettare». Parole di troppo per un centrosinistra milanese mai battutosi concretamente contro l’apartheid scolastico e che, cronaca politica alla mano, era a conoscenza non solo delle precarie condizioni «igienico sanitarie» della struttura ma pure dell’inadeguatezza della sede come, nel luglio 2004, denunciato dalla diessina Marilena Adamo, «dal punto di vista strutturale non è l’ideale come sede».
Valutazioni scordate dai «compagni» che, oggi, reclamano il dibattito in giunta, «ne parleremo mercoledì» annota l’assessore provinciale all’Istruzione Giansandro Barzaghi che dissente dalla linea imposta da Penati. «Anch’io sono per la scuola pubblica, come lo è il presidente. Ma, attenzione, qui il primo passo da compiere è sostenere una scuola paritaria che significa certezza di programmi verificati dal ministero. E quando dico paritaria non può essere una scuola per stranieri perché sarebbe un passo indietro». Visione condivisa pure dall’assessore all’Integrazione sociale Francesca Corso, «non si possono negare scuole paritarie che si ispirano all’Islam». Assioma che Rifondazione e Comunisti italiani vogliono far sposare a Penati. Impresa non certo facile, con la segreteria provinciale della Quercia che suggerisce al centrosinistra di non far sembrare questa polemica «come qualcosa che si muove contro la comunità islamica». Tentativo di ricucire uno strappo imbarazzante anche per la Cgil milanese, «stiamo assistendo a una discussione ideologica», e per lo Sdi, «è strano che su questa vicenda ci siano più italiani che non musulmani che puntano alla trasformazione di quella scuola di via Quaranta in una scuola parificata sul modello di quelle cattoliche e ebraiche».


Stranezza finale di un dibattito che Penati diplomaticamente definisce «franco e leale, senza infingimenti» ma che non è destinato a esaurirsi in una seduta di giunta provinciale. C’è infatti desiderio di alcuni assessori di «impegnare» l’amministrazione a trovare una nuova nuova sede per la scuola islamica. Impegno che Penati non ha però messo in agenda.

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