La verità lha detta Pierluigi Diaco: «Il trans è stato reso oggetto di poesia. Ma spesso cè poco di poetico». Già, tutti con in mente la Prinçesa di De André, quella «Fernanda è proprio una figlia/ come una figlia vuol far lamore/ ma Fernandiño resiste e vomita/ e si contorce dal dolore». Il trans è stato idealizzato, chimera che racchiude tra i seni artefatti la complessità universale; un torturato dalla morale dei benpensanti. E come tale, vittima del mondo borghese, viene strumentalizzato.
Accade nel mare magno della sinistra italiana che si cozzi tra etica bacchettona e santificazione del trans. Accade che Umberto Galimberti, su Repubblica, parli del transessualismo come della «più grave di tutte le regressioni». E accade contemporaneamente che la tv veltroniana Youdem e il quotidiano di Piero Sansonetti Gli Altri, dedichino una trasmissione e un articolo allapologia del «terzo genere».
In un editoriale intitolato «Trans è bello», Angela Azzaro condanna latteggiamento della società: «Va bene tollerarle, se proprio si deve difenderne i diritti, ma basta così». Perbacco. Tolleranza, difesa dei diritti: battaglie storiche del movimento Transgender. Non bastano. Serve la demolizione delle «certezze sessuali», cioè una legge «che riconosca il cambio di sesso anche senza loperazione chirurgica». Il transessuale diventa maglio per scardinare le sovrastrutture, spezzare i confini delle «caselle». Diventa un golem da plasmare a piacimento e da schierare nelle proprie guerre più o meno laiche, più o meno per partito preso.
Ma se la sinistra che si rifà a Gli Altri è coerente (è per definizione la parte politica più sensibile a questo tipo di lotta), un po più singolare è assistere a difese a spada tratta dei trans dal pulpito del Partito democratico, fino a ieri così moralmente indignato ai limiti della fustigazione pubblica per la deriva boccaccesca della «politica da escort». La puntata di «O» intitolata «Transitalia» e andata in onda su Youdem è stata una piccola miniera di perle e contraddizioni in tal senso. Innanzitutto la forte presa di posizione del conduttore Claudio Camarca: «Se una persona sposata tradisce la moglie con un trans o con una donna, non ci trovo niente di strano e nessuna diversità». Posto che il tradimento (oddio, pare di essere tornati negli anni Sessanta) non è ovviamente un reato, ma non dovrebbe neppure essere la prassi, un po di diversità esiste. Basta chiederlo alle donne distrutte dalla scappatella transgender del marito. Perché nella foga di beatificazione del trans, ci si scorda che fino al giorno prima si difendevano le donne dal «machismo berlusconiano». E così la deputata Pd Paola Concia si tradisce: «Ho letto in questi giorni unimbarazzante difesa delle mogli». Imbarazzante per chi?
Il meccanismo è lo stesso della difesa a pugno chiuso e muso duro dei clandestini. Non tutti gli immigrati sono delinquenti, non tutti i trans sono corpivendoli. E chiunque obietta che «però tanti reati sono commessi da extracomunitari» e che «però sulle strade ci sono sempre più trans perché non trovano altri lavori», è un razzista e un sessuofobo. Così si prende la china dellapologia, dellesasperazione che svilisce le giuste battaglie per i diritti di tutti. Di tutti, non solo di pochi.
Si esagera e si dice che «i 15enni hanno le prime esperienze sessuali con trans» (una balla colossale anche secondo la presidente di Azionetrans Francesca Eugenia Busdraghi); ci si indigna se «andare con una donna è unattenuante, andare a trans è unaggravante». Si approda a semi-deliri come «Marrazzo avrebbe dovuto rivendicare la sua relazione con sano orgoglio», oppure «il problema è che tutto ciò dovrebbe essere fatto alla luce del sole». È il problema delle crociate di pancia, senza equilibrio. Si sa chi si vuole attaccare, si difende a casaccio qualche comportamento minoritario e si finisce per bollare come retrogradi, pirla, cornuti e impotenti tutti quanti non lo fanno. E poi ci si lamenta che la sinistra non è maggioranza nel Paese: ovvio, a forza di guardare solo alle minoranze snobbando tutti gli altri...
È doveroso ricordare che i trans sono persone, non «carne da festini» e condannare ogni discriminazione. È legittimo, seppure intempestivo in un momento in cui ci sono ben altri problemi prioritari, proporre una legge che aiuti fiscalmente chi assume i transessuali (poco più di 11mila in Italia quelli operati). Ma è ipocrita cercare di imporre i trans come modelli di vita e martiri «infangati dai media» quando quei trans (nella fattispecie i protagonisti del caso Marrazzo), sono prostitute drogate e clandestine. Le persone sono tutte uguali, i comportamenti no.
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