nostro inviato a Rimini
Nel grande orizzonte parallelo del Meeting avviene anche questo: che Giovanni Bazoli, nel giorno dell'annuncio della grande fusione bancaria tra Banca Intesa e San Paolo, si ritrovi su un palco del Meeting a parlare dell'opera dei monaci benedettini. Curioso destino quello del «Professore», assediato dai cronisti che lo rincorrono per una dichiarazione su una operazione destinata a entrare nella storia economica del nostro Paese. E lui imperturbabile a tirare dritto, concedendo poche battute perché pressato dall'orologio che lo reclama nell'Auditorium A1 dove è stato invitato, un paio di mesi fa, a presentare la mostra: «Con le nostre mani ma con la tua forza».
Una coincidenza che sembra scritta da un maestro del surreale ma che ben si compone e si incastra, come un tassello naturale, nel mosaico spesso spiazzante della grande kermesse riminese. Chiusa la porta della sala, la grande bagarre della fusione si spegne improvvisamente. Cala il silenzio. E la luce si accende sulle oasi di pace dei monasteri, sulle suggestioni antiche, carezzate da canti gregoriani, dell'arte religiosa e delloperosità e della spiritualità benedettina. La platea si ferma ad ascoltare mentre il cattolicissimo banchiere si inoltra in un intervento denso e ricco di riferimenti personali, toccando le corde profonde di chi condivide il privilegio della fede. «Vi chiederete senz'altro perché sono venuto qui non a parlarvi di temi economici ma di monaci benedettini. Ma è incredibile come dall'esperienza del monastero sia nato un progresso anche economico oltre che artistico che ha fatto uscire l'Europa dalla crisi dell'impero romano», ricorda il Professore. «È stata la ricerca della fede che spesso ha fatto scaturire lo sviluppo. Anche da qui è nata la democrazia occidentale».
Il cristianesimo, insomma, è «all'origine del rinnovamento della società, l'intervento di Dio nella storia è fondamentale. E come già sottolineò il cardinale Ratzinger nella storia è decisivo l'intervento delle minoranze creative. E i monaci sono tra queste».
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