Roma

E a Termini una fila di auto ferme «Spiacenti, ma oggi non si lavora»

Roberto Filibeck

«Bersani amico delle coop, nemico dei tassisti», «Grazie a Prodi e a Bersani, sui taxi ci andranno con gli africani». Campeggiavano cartelli con scritte come queste ieri fuori dai terminal dell’aeroporto di Fiumicino, dove è stata messa in atto, così come in altre parti d’Italia, una vivace protesta che ha coinvolto circa 4000 tassisti. Da due giorni i conducenti di auto bianche hanno dichiarato guerra al Governo Prodi contro la liberalizzazione delle licenze.
E tra i tassisti ieri il clima era a dir poco pessimo. «Se continuiamo di questo passo rischiamo di finire in mezzo alla strada e senza un lavoro - diceva uno di loro - andremo avanti a oltranza con questo fermo per dire un secco no alla manovra decisa dal governo». Parla con la rabbia in volto l’uomo, ma non fa in tempo a terminare la frase ed ecco spuntare un centinaio di auto bianche che sfilano in corteo suonando a più non posso il clacson. Sulla vettura che lo guida campeggiava la scritta «Follini e Tabacci traditori: e Casini?». «Vogliono toglierci le licenze e darle agli extracomunitari - dice a sua volta un altro tassista accanto alla sua vettura ferma -. Invece noi a Roma siamo anche troppi, per far migliorare il servizio dovrebbero aumentare e far rispettare le corsie preferenziali. È assurdo pensare di liberalizzare le licenze in un settore che già non permette un guadagno adeguato: significherebbe solo peggiorare ulteriormente la nostra situazione».
I tassisti ci vanno pesanti con le critiche al provvedimento annunciato dal Governo. «Visto quello che so’ capaci de fa’ ’sti signori della sinistra? - dice in un rotondo romanesco un altro dei manifestanti - forse aveva ragione mi’ moje: comunismo pe’ comunismo, forse è mejo quello polacco o bulgaro. Perché questi so’ pure molto bugiardi».
Alle 11 finisce l’agitazione. «Ma non è uno sciopero - tiene a precisare Pietro Marinelli, rappresentante nazionale Ugl -. Ci siamo soltanto fermati dalle 9 alle 11 per una assemblea, alla quale hanno preso parte circa 3900 tassisti, con un paio di migliaia di vetture. Adesso ognuno è libero di riprendere servizio. Ma certo non li portiamo per le orecchie ai parcheggi, ciascuno va dove crede più opportuno». E infatti i disagi continuano per tutto il pomeriggio. Con qualche tensione. «La situazione sta sfuggendo di mano - confessa il presidente dell’Uri Loreno Bittarelli - perché c’è una consultazione continua. Non credo che la mobilitazione si riesca a fermare». «Abbiamo richiesto ai tassisti di Fiumicino di riprendere il servizio, ma molti non ne hanno voluto sapere. Quando ho sollecitato a riprendere a lavorare - afferma Bittarelli - sono stato sommerso dai fischi. Ho visto una forte rabbia tra molti tassisti. Intanto mercoledì - annuncia il presidente dell’Uri - ci sarà una vera e propria marcia su Roma da parte di tutti i tassisti d’Italia, da Nord a sud, in vista dello sciopero nazionale dell’11 luglio».
Nel corso della lunga giornata anche il sindaco di Fiumicino Mario Canapini ha fatto un sopralluogo all’aeroporto per verificare la situazione. Canapini, che è anche vice presidente dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani), ha criticato il governo per il decreto Bersani parlando di «metodo sbagliato perché è mancata la concertazione». «I provvedimenti - ha aggiunto - modificano profondamente l’organizzazione di espletamento di alcune attività, come il servizio taxi e le modalità della rete di vendita dei farmaci andavano preventivamente concertati non solo con le organizzazioni di categoria ma anche con i comuni, attraverso l’Anci, per meglio valutare le ripercussioni e gli effetti sugli operatori e sull’utenza».

Canapini ha riconosciuto ai tassisti di Fiumicino, anche nella difficile giornata di ieri, un «senso di responsabilità teso ad evitare maggiori difficoltà a passeggeri diversamente abili e a garantire i servizi minimi essenziali».

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