Se ne stanno seduti e ripetono che «il motto degli antichi mai mentì». Uno commerciava lupini nei «Malavoglia» di Verga, laltro ha fondato un partito sui modi di dire. Uno stava nella Casa del Nespolo, laltro è entrato in Parlamento insultando la Casa delle libertà. Padron Ntoni e Antonio Di Pietro, re dei detti italiani.
Il Libro dei Proverbi di Tonino si arricchisce di altre due immagini: «Il Pd è un piatto di pastasciutta. LIdv è un piatto di pastasciutta col formaggio». E Berlusconi? «È come la volpe con luva». Tavola e favola. Ma in quindici anni di eloquenza rurale si trova di tutto.
Si comincia col mosto, quando in tribunale «riempire la damigiana» era sinonimo di tangente. Poi venne la politica. «Tutti vorrebbero la botte piena e la moglie ubriaca, ma ora più di un calice di vino non si può avere». Colpa di Scalfaro, che nel 98 secondo Tonino dava «un colpo al cerchio e uno alla botte».
Ma non si beve a stomaco vuoto. E dunque via con i detti gastronomici. Era il 2000 e lattacco al Polo era duro: «Voi vendete fumo, noi buon arrosto». E poi «basta con i candidati che se non è zuppa è pan bagnato!». E sul pane non vogliamo metterci un filo dolio? «Certo, se nellolio extravergine dellUlivo si dovesse formare la morchia, noi dellIdv saremo la crivella che aiuta a purificarlo». Dopo pranzo, igiene dentale: «Guarda allo stuzzicadenti e non alla trave».
Le bestie, specie se da soma, sono sempre gradite. Era il 1999 e Di Pietro rinsaldava lamicizia con Prodi: «Tutti vorrebbero che cascasse lasino». I somari gli stanno simpatici, tanto da tirarli per le orecchie anche parlando di Berlusconi: «Si lamenta delle tv? È il bue che dà del cornuto allasino». Come dimenticare poi il pollame? «Non sono riuscito a risolvere lenigma delluovo e della gallina - diceva a proposito di Mani Pulite -. Se a cominciare siano state le imprese o i politici». Ultima chicca del bestiario: «Le cicale della politica cincischiano, noi formiche del referendum lanciamo il cuore oltre il partito. Il dado è tratto». En plein!
In una tesi, il suo cocktail di genuinità e ammiccamenti lo definiscono sermo humilis. Parlar chiaro, a costo di risultare una macchietta cleptomane sempre pronta a rubacchiare dalla cultura nazionalpopolare. Un Trapattoni togato, dato che su Autostrade ricorse pure al mitico «non dire gatto se non ce lhai nel sacco». A Tonino non ne scappa uno. La Finanziaria 2004? «La montagna che ha partorito un topolino». Le elezioni perse da Rutelli? «Cavallo che perde, si cambia». Nel 98 la bacchettata fu per il centrosinistra, dove «sullindipendenza della magistratura cè chi predica bene e razzola male». Sui casi dei magistrati Forleo e De Magistris invece lavanguardia superò il proverbio: «Qui hanno fatto scomparire direttamente la luna e ci hanno lasciato solo il dito da guardare». Buona visione.
Le ruvidezze dialettiche sono diventate la sua cifra stilistica, tanto che Gasparri non gliela perdonò: «Dire proverbi in tv è un esercizio da Frate Indovino, non da leader politico». Eppure Berlusconi su Falcone «fa come il diavolo che si dichiara allacqua santa» e «vuole vendere fiori agli eschimesi» (?); i militari in città sono «una lavata di faccia con lacqua sporca» e il rapporto tra Idv e Pd si riassume così: «Non vogliamo fare la pecora che segue il pastore, ma il pastore che con altri pastori indica la strada e guida. E se serve fare il cane che manda via i lupi». Grande slam.
Questo comunque il podio proverbiale. Bronzo: «Su Alitalia non fasciamoci la testa prima di essercela rotta. A volte capita di andare al mercato e trovi solo quello che vende i fagioli. Ma se vedi che non conviene non li compri». Argento: «Il prete deve uscire dalle chiese e cercare i fedeli nelle campagne.
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